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Grande smog di Londra, ne hai mai sentito parlare? Accadeva 70 anni fa

Hai ma sentito parlare del grande smog di Londra? Era un fenomeno che accadeva esattamente 70 anni fa, in cosa consisteva?

London Bridge sul Tamigi (Canva)

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Il 5 dicembre di 70 anni, a Londra accadeva un fenomeno molto particolare. Tutti lo ricordano con il nome di The Great Smog, ossia il grande smog londinese. La mattina del 5 dicembre del 1952, i londinesi si svegliarono e si affacciarono alle finestre. C’è anche chi scese in strada per andare a lavoro, o per svolgere le più comuni mansioni. Usciti di casa, però, tutti si trovarono di fronte al nulla. In che senso?

Una fitta nebbia aveva oscurato l’intera città. Non si riusciva a vedere nulla, neanche una persona o un oggetto a un metro di distanza. Un fenomeno mai accaduto prima, almeno non con questa intensità. La foschia era talmente fitta che le persone non riuscivano neanche a guardasi i piedi. Ma a cosa era dovuta? Si trattò di inquinamento atmosferico giunto improvvisamente.

Il fenomeno assurdo che colpì Londra negli anni ’50

Lo smog sulla città (Canva)

Fonti certe assicurano che la notte del 4 dicembre, quindi nelle prime ore del 5 dicembre, il cielo di Londra era sereno, limpido, sferzato da un leggero vento fresco. Tuttavia, l’aria vicino al suolo divenne, in un’ora, sempre più umida. Una leggera nebbia iniziò a crearsi all’improvviso. Ma la nebbia a Londra è un fenomeno frequente, quindi i londinesi non si preoccuparono minimamente. Anzi, spesso gli stessi londinesi scherzavano proprio sulla nebbia, considerandola puzzolente.

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Ma la foschia che si creò il 5 dicembre 1952 non era normale. Questa nascondeva qualcosa di più pericoloso. Dato l’arrivo imminente dell’inverno, le temperature erano calate nei giorni precedenti, e così i cittadini si erano attrezzati per riscaldarsi. Case private, negozi e fabbriche si stavano preparando per combattere il freddo. La fonte per ottenere riscaldamento era il carbon fossile.

Riscaldamento con il carbon fossile: i danni sulla città

Londra (Canva)

Il suolo britannico era pieno di carbon fossile, dato che la UK è sempre stato un paese industrializzato. E Londra, con milioni di abitanti, aveva alte concentrazioni di carbon fossile, utile per le quotidiane mansioni. La città era invasa da camini, caminetti, ciminiere delle fabbriche, sempre in funzione. La città puntava proprio sul commercio del carbon fossile e lo esportava in tutta Europa.

Se il carbone esportato all’estero era di buona qualità, per il mercato interno veniva destinate le qualità più solforose e scadenti, per risparmiare denaro. Quando questo materiale bruciava, produceva biossido di zolfo in quantità elevatissima. La mattina del 5 dicembre 1952, Londra fu raggiunta da un anticiclone, il quale creò sulla città un’inversione termica. L’aria fredda venne spinta verso terra, mentre l’aria calda verso l’alto.

Le 5 giornate che cambiarono il modo di concepire l’inquinamento atmosferico

Classica cabina telefonica londinese (Canva)

In questo modo, si creò una sorta di tappo, con l’aria stagnante che perdurò per cinque lunghi giorni, inghiottendo l’intera città. Durante questi giorni, nell’atmosfera furono rilasciate milioni di tonnellate di biossido di carbonio, acido idrocloridrico, composti di fluoro e acido solforico.

Per gestire il traffico, gli ausiliari si munirono di torce, per fare strada, indicando la direzione agli automobilisti. Gli incidenti stradali furono tantissimi, così come le cadute accidentali nel Tamigi. Le persone più fragili, come anziani e bambini, ebbero gravi problemi di respiro.

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Circa 12 mila persone persero la vita per infezioni ai polmoni, e tante altre migliaia ebbero problemi di vario genere ai polmoni e alle vie respiratorie. A seguito di questa esperienza, il Governo inglese adottò una serie di misure per migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua. Da allora nacquero le norme contro l’inquinamento atmosferico, riprese poi da tutti i paesi europei, e il gas sostituì il carbone.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.