Nonostante i dati in crescita, con l’installazione maggiore di impianti in Italia, esistono ancora forti dubbi riguardo al fotovoltaico: ecco alcuni falsi miti.
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L’energia solare prende sempre più piede, e ciò è un bene per l’ambiente e per l’Italia stessa. Secondo i dati raccolti da Gaudì, recentemente è stato ottenuto 1 GW di potenza in più, grazie all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici. Ad oggi, sono più di 70 mila gli impianti solari installati, ma c’è ancora chi nutre forti dubbi su questa energia green.
I dubbi sono legati allo smaltimento dei pannelli, alla sottrazione di terreno naturale per la costruzione degli impianti e il rischio per l’ambiente e per l’agricoltura. SENEC, una delle principali aziende del settore, ha deciso di rispondere alle domande e di sfatare alcuni miti. Vediamo le considerazioni sbagliate.
Gaudì riporta dati positivi sull’installazione del fotovoltaico in Italia. I dati sono dunque in crescita e sempre più persone e ditte si affidano a questa fonte di energia rinnovabile. Tuttavia, i dubbi restano. La società energetica SENEC, con sede a Lipsia, cerca di sfatare alcuni falsi miti riguardanti questa fonte di energia pulita. Il primo mito riguarda lo smaltimento dei pannelli. Come funziona?
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I pannelli solari sono realizzati in silicio, un materiale a basso impatto ambientale e totalmente riciclabile. Quando un impianto esaurisce la propria funzione, viene smontato e riciclato. I materiali di cui è composto si smontano e si recuperano, per poi essere riutilizzati. Di un impianto solare dismesso si recupera fino al 90% del materiale.
Altri sollevano il dubbio che i pannelli non riducano effettivamente le emissioni di CO2 nell’aria, essendo prodotti da fabbriche tradizionali che utilizzano il carbone. Tale affermazione è vera, ma il problema, come fa sapere SENEC, non è il fotovoltaico in sé, ma sono le fabbriche che, nella maggior parte dei casi, utilizzano energia ormai obsoleta e inquinante.
L’energia utilizzata per la produzione di pannelli solari, infatti, viene compensata dall’energia prodotta dallo stesso in meno di un anno di funzionamento. Perciò, tolto lo sforzo produttivo iniziale, dopo un anno il pannello produce energia totalmente pulita. E per quanto riguarda la sottrazione di terreno agricolo con l’introduzione di nuovi impianti?
Secondo i dati forniti da Ispra, gli impianti fotovoltaici coinvolgono una percentuale di terreni inutilizzati e più di 120 mila ettari di terreno abbandonati. Quindi, gli impianti recuperano terreni non sfruttati e non entrano i conflitto con il settore agricolo. Per rientrare nella riduzione di CO2 prefissata entro il 2030, l’Italia deve produrre 43 GW di potenza attraverso le installazioni fotovoltaiche.
Significa occupare un terzo della superficie agricola, tutta superficie abbandonata. Il resto della potenza si recupera con l’installazione dei pannelli sui tetti delle case, nei centri urbani. Tra l’altro, gli agricoltori possono comunque sfruttare il terreno al di sotto degli impianti, e continuare tranquillamente a coltivare.
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E ancora, nei luoghi dove è permesso il fotovoltaico, è proibito l’uso di pesticidi che distruggono la biodiversità, perciò gli impianti funzionano anche come barriera protettiva per i campi. Infine, come recuperare energia durante la notte o durante i giorni uggiosi? Grazie all’accumulatore di energia, un dispositivo che è integrato all’impianto stesso, il quale immagazzina l’energia solare e la ridistribuisce.