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Viaggiare è una sindrome, lo confermano gli esperti in materia

Sapevi che viaggiare è una vera e propria sindrome? la conferma dagli esperti in materia. Scopriamo subito tutto quello che c’è da sapere 

Oggetti – Viaggiatore – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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Viaggiare è sicuramente una delle cose più amate da tutti. certo, oggi organizzare un viaggio, è diventato piuttosto complicato, considerando quanto tutto sia aumentato, tuttavia c’è chi, nonostante tutto continua ad organizzare viaggi e chi, invece, li immagina nella propria mente, fantasticando su posti lontani ed incantevoli. Una cosa è certa: che sia desiderato o effettivamente organizzato, il viaggio è amato da tutti, sia adulti che bambini. Ma sapevi che si tratta di una sindrome?

Ebbene si. Quando si inizia a viaggiare, si avvia una specie di circolo vizioso: non ne riusciamo più a fare a meno. Non si tratta solo del desiderio di viaggiare, ma anche di tutto quello che c’è intorno all’organizzazione vera e propria di un viaggio. L’eccitazione, la gioia, la curiosità e tutta la carrellata di emozioni che ci fanno star bene e che ci spingono a voler viaggiare sempre. Tutto questo, senza alcun dubbio, fa molto bene, alla nostra anima ed al cuore. Ma come abbiamo già detto si tratta di una sindrome, ed a spiegarcelo è la scienza.

Gli scienziati confermano: viaggiare è una sindrome

Fotografie – Appunti di viaggio – Pixabay – OrizzontEnergia.it

In molti casi è terapeutico, oltre a rappresentare una vera ricchezza per la nostra anima. E’ indiscutibile non considerare i benefici di un viaggio: conoscere nuovi posti, nuove culture, altre vite è sicuramente un modo per evolversi e per cambiare punto di vista sulle cose. Spesso, dopo aver passato un brutto periodo, la prima cosa che facciamo è organizzare un viaggio, anche di pochi giorni, anche da soli. E’ infatti un modo efficace per staccare la spina e per sanare le ferite.

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Un incentivo a concentrarsi su se stessi, per ritrovarsi, per capire chi sei, che direzione stai prendendo e soprattutto chi vuoi essere. Moltissime sono, infatti, le persone che iniziano a viaggiare e non riescono più a smettere, tanto da decidere di modificare in tutto e per tutto la loro vita per assecondare questa voglia irrefrenabile. Non si tratta comunque solo di desideri da realizzare, ma di una vera e propria sindrome. Lo conferma la scienza: si tratta della “Sindrome di Wanderlust“.

Sicuramente avrete sentito questa parola, l’avrete letta nei libri, nei blog dei viaggiatori più assidui, ma di che cosa si tratta nello specifico? Scopriamolo subito. Il termine Wanderlust ha origini tedesche, letteralmente “Wander” vuol dire “vagare“, mentre “lust” vuol dire “desiderio“. Si tratta, dunque, di un chiarissimo riferimento ad un sentimento, quello proprio che riguarda la necessità, irrefrenabile di viaggiare.

La sindrome del viaggiatore: chiamata “Sindrome di Wanderlust”

Pare che questa parola sia stata usata per la prima volta nel 1800. Comparve, infatti, in una poesia di Friedrich Rücker. Oggi questo termine è utilizzato per intendere la necessità di scoprire il mondo ed andare oltre i confini. Tuttavia, questa parola è anche accostata a quella di “Sindrome” e riguarda le persone che hanno scelto di trasformare la propria vita seguendo la necessità, che parte da dentro, di viaggiare e la difficoltà di rimanere nello stesso luogo a lungo.

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In effetti la scienza conferma questa teoria. Si tratterebbe, infatti, di una sindrome. La risposta è stata trovata proprio nel DNA di alcune persone, ove sono presenti determinati geni che spiegherebbero questa tendenza al vagabondaggio e la necessità di viaggiare. Si tratta del gene DRD4, recettore di dopamina, che sarebbe responsabile di questi impulsi. In altre parole si tratta di una sorta di irrequietezza interiore che può essere arrestata solo mettendosi in viaggio. Quali sono i sintomi di questa sindrome, dunque? Solo l’irrefrenabile voglia di viaggiare.

 

Carla Carro

Scrivo da quando avevo 5 anni... e non ho più smesso. Laurea triennale presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma in Scienze e tecniche psicologiche, laureanda in Psicologia clinica presso lo stesso ateneo. Appassionata di giornalismo di inchiesta, musica e curiosità, scrivere è una vera e propria necessità.