La capsula Orion, con un ammaraggio perfetto nell’Oceano pacifico, è rientrata sulla Terra. Un passaggio molto importante
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Dopo aver percorso 1,4 milioni di miglia nello spazio, la capsula Orion di Artemis 1 è tornata a casa. Un viaggio davvero lungo che è terminato con il classico ammaraggio nell’Oceano Pacifico a poche miglia dalla coste della California. Un vero e proprio successo come annunciato dalla Nasa che ha addirittura reso memorabile il rientro sulla Terra pubblicando e condividendo la diretta sui propri canali social.
Ma perché questo rientro è stato – oltre che emozionante – importante per l’agenzia spaziale americana? Molto facile per gli importantissimi dati che questa ha raccolto che saranno fondamentamentali per “preparare a inviare astronauti nelle future missioni“. Non a caso sono già passati 50 anni dall’ultima missione sulla Luna avvenuta, nel 1972, con Apollo 17. E ora la corsa alla luna è stata riaperta. Una corsa con nuovi astronauti come dichiarato dall’amministratore capo della Nasa Bill Nelson “la generazione Atermis“.
Il ritorno a casa di Artemis 1
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Un ritorno davvero incredibile. Basta solo pensare all’incredibile velocità con cui questa è rientrata: alle 18.20, a una quota di circa 122 chilometri, viaggiava a 40.000 km orari. Questa distanza è importantissima perchè è il momento in cui entrata in contatto con la parte più alta dell’atmosfera. Da qui, in un paio di minuti è scesa a 60 km e poi, come un sassolino lanciato sull’acqua, Artemis è rimbalzata a circa 90 km!
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Da qui è iniziata la vera e propria discesa durante la quale la capsula ha affrontato temperature davvero bollenti: più di 2500 gradi. Il tutto mentre era avvolta dal plasma, ovvero una specie di nube di particelle elettricamente cariche che hanno fatto perdere per 5 minuti le comunicazioni con il centro di controllo di Houston. Poi Orion ha raggiunto lo strato inferiore dell’atmosfera rallentando la sua corsa a poco più di mille chilometri orari. E a 7 km dal punto di impatto la sua velocità è scesa a circa 80 km/h permettendo poi l’apertura dei tre paracaduti che hanno frenato la sua discesa permettendo, alle 18.40, l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico commentato da Houston con un felice “Splashdown”