Si avvicina il Natale, le nostre tavole stanno per essere imbandite da prelibatezze come, per esempio, l’anguilla
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L’anguilla è uno dei pesci che imbandirà le nostre tavole durante la cena della Vigilia. Si cucina soprattutto il capitone, cioè la femmina, una volta raggiunta la generosa dimensione del metro e mezzo. E’ un pesce teleosteo, dotato, cioè, di uno scheletro osseo, e appartiene alla Famiglia delle Anguillidae.
Il maschio, anche in età adulta, rimane più piccolo, non supera i 60 centimetri di lunghezza, e, in alcune regioni, prende il nome di buratello. La specie è diffusa soprattutto nelle acque dolci, salmastre e marine dell’Atlantico e del Mediterraneo.
Si tratta di un pesce molto particolare e studiato fin dall’antichità. Infatti, già Aristotele sezionò molti esemplari per scoprire che nessuno di essi possedeva gli organi riproduttivi. Il biologo biologo danese Johannes Schmidt, nel ‘900, scoprì, dopo molti anni di studio, che le anguille nascono soltanto nel Mar dei Sargassi, per poi spostarsi in altre acque e al quale fanno ritorno guidate dall’assenza della luna.
Durante il corso della loro vita passano 4 stadi di metamorfosi. Nel momento della nascita nel mar dei Sargassi, sono delle miniscole larve. Raggiunti i luoghi di origine dei genitori si trasformano in angulle trasparenti e, per questo motivo, definite di vetro.
Quando poi, dall’acqua salata passano a quella dolce, risalendo il fiume, allora diventano anguille gialle, fino a diventare d’argento quando decidono di ritornare nel Mar dei Sargassi. Qui mutano per l’ultima volta e sviluppano i loro organi sessuali.
L’anguilla è davvero a rischio estinzione?
Un pesce davvero molto particolare, la cui carne è molto apprezzata in cucina. E’ una tradizione culinaria che, in molte regioni italiane, si tramanda di anno in anno. E’ difficile non trovarla sulle tavole la sera della Vigilia di Natale. Ma nei prossimi anni potrebbe accadere proprio questo.
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Sembra, infatti, che questa particolare specie sia a rischio estinzione già da molti anni. La questione sta tornando alla ribalta vista la conclusione dei negoziati annuali sulla pesca nelle acque europee. La fissazione di quote della pesca di questo pesce, ancora una volta, non ha dato ascolto a quelle raccomandate dagli esperti di settore.
Per consentire alle anguille di ripopolare i nostri mari e fiumi, è necessario chiudere l’attività di pesca che le riguardano. La Commissione Europea ha, al contrario, deciso di bloccare la pesca delle anguille portandola dai tre mesi attuali a soltanto sei.
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Secondo Jenni Grossmann, consulente per la scienza e la politica della pesca presso ClientEarth,
“La riluttanza dell’Unione europea a chiudere tutte le attività di pesca potrebbe rivelarsi l’ultimo chiodo nella bara di questa particolare specie. Ogni anno i ministri della pesca ignorano avvertimenti sempre più terribili, fissano quote eccessive, gli esperti reagiscono con sgomento e il ciclo ricomincia il prossimo Dicembre”
E’ opinione di Grossmann che, gli Stati membri preferiscano accontentare le flotte pescherecce e le organizzazioni di settore, piuttosto che prendere provvedimenti seri per tutelare la specie delle anguille. Una specie che sta soffrendo, non solo per la pesca, ma anche per l’inquinamento e l’ostruzione dei corsi d’acqua.