Chernobyl, perché non è abitabile? La spiegazione scientifica

A distanza di più di 30 anni ancora ci si ricorda e si parla di uno dei disastri nucleari che ha sconvolto gran parte dell’umanità

chernobyl non abitabile spiegazione scientifica
Chernobyl-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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A Chernobyl, una località a circa 100 Km a Nord di Kiev, poco distante dal confine con la Bielorussia, nel municipio di Pryp”jat’, ci fu un incidente nucleare. Era il 26 Aprile del 1986. Il reattore n° 4 della Centrale Nucleare di Chernobyl esplose facendo di questo luogo una città fantasma.

Fu uno degli eventi radiologici più gravi che siano mai successi al mondo. Spesso associata agli episodi delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, ma se, nel corso degli anni le due città giapponesi sono tornare a ripopolarsi senza conseguenze negative sulla salute degli abitanti, a Chernobyl ancora oggi non è così.

Nel reattore numero 4, a causa di errori umani, il nocciolo del reattore fuse ed esplose. Le esplosioni furono due. La prima fu dovuta al vapore in pressione all’interno del nocciolo, al calore e alle radiazioni ionizzanti. La forza fu tale che scoperchiò la parete di contenimento provocando il disastro di cui ancora oggi si parla.

La seconda esplosione si ebbe in seguito alla reazione fra idrogeno e zirconio e fra grafite e acqua. Le esplosioni liberarono nell’aria grandi quantità di iodio, cesio e stronzio. Sono sostanze altamente nocive per la salute dell’uomo, ma se lo iodio ha un’emivita di qualche giorno, il cesio ha tempi molto più lunghi perchè si disperda in modo naturale nell’aria e nell’ambiente dove si deposita.

Ancora oggi Chernobyl non può essere abitata dagli esseri umani

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Sembra, inoltre che, in un’intervista rilasciata un anno fa da Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari all’Università di Sheffield, alla rivista Science, siano riprese reazioni di fissione nucleare. Anatolii Doroshenko dell’Istituto ucraino per la sicurezza nucleare ha, infatti confermato che:

“I sensori stanno registrando un crescente numero di neutroni, segnale di una fissione”

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Sembra probabile che il sarcofago di cemento e acciaio costruito per impermeabilizzare i resti del reattore esploso, ricoperto da un’ulteriore struttura di protezione nel 2016, abbia protetto il reattore dall’infiltrazione della pioggia. L’ipotesi, però, è che proprio la diminuzione della quantità di acqua abbia fatto rimbalzare i neutroni all’interno del materiale radioattivo.

La crescita di questi elementi è lenta e quindi il tempo per intervenire gioca a favore delle autorità, ma per il momento la zona rimane interdetta alle persone. E se l’area è ancora oggi off limits per gli esseri umani, dal 2016 è diventata una riserva naturale.

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Chi vive indisturbato in quelle zone oggi sono lupi, alci e cavalli selvaggi. Per Oleksandre Tkachenko, Ministro della Cultura ucraina, ciò che è successo nel 1986 va oltre i confini fino a diventare patrimonio dell’Umanità. La richiesta fatta all’Unesco perchè questa riserva naturale entri a far parte delle zone da proteggere è proprio un’opportunità per voltare pagina e preservare la biodiversità.

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