Durante la Cop15 di Montreal è stato raggiunto un accordo importante per il futuro del pianeta: la svolta per la protezione di numerose aree.
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Dal 7 dicembre, fino a ieri, 192 paesi si sono riuniti a Montreal, Canada, per partecipare alla Cop15 sulla biodiversità. Un appuntamento importantissimo per il futuro del pianeta che ha portato a casa un accordo storico, anche se non pienamente soddisfacente. Qualcuno ha pensato subito allo zampino della Cina, in grado di influenzare gli altri paesi.
Tuttavia, un passo importante per la protezione del pianeta è stato fatto, anche se gli ambientalisti si aspettavano di più. Dopo 4 anni di negoziazioni e di incontri, è stato siglato un patto che tenderà a combattere l’azione distruttiva per mano dell’uomo, salvaguardando specie animali, ecosistemi, habitat e risorse, almeno in buona percentuale.
Il risultato raggiunto dall’accordo della Cop15
Qual è stato il risultato raggiunto dall’accordo mondiale? La protezione del 30% del pianeta e il ripristino del 30% delle aree marine e terrestri degradate. Il tutto, entro il 2030. Probabilmente, una percentuale inferiore alle aspettative, ma è un passo comunque importante per contrastare inquinamento, degrado e crisi climatica. Ma non è tutto.
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Nel documento siglato, chiamato Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, c’è la volontà di proteggere e di riconoscere i diritti di tutti i popoli indigeni. Tra l’altro, questo storico accordo sblocca anche circa 30 miliardi di dollari ogni anno per permettere aiuti economici ai paesi in via di sviluppo, superado quindi la soglia prefissata di 10 miliardi di dollari.
Non tutti i paesi sono soddisfatti del risultato portato a casa, ad esempio, il Congo, terra di enormi foreste pluviali, protesta per non aver ricevuto finanziamenti adeguati, a differenza di altri paesi, come Cina, Brasile, Indonesia o Messico. Stesse polemiche sono sorte da parte del Camerun e dell’Uganda. La conferenza, programmata a Kunming, Cina, è stata poi spostata in Canada causa Covid.
Finanziamenti per uno sviluppo sostenibile
Anche se gli Stati Uniti, così come lo Stato del Vaticano, non hanno partecipato alla conferenza, si sono impegnati a rispettare gli accordi. I paesi ricchi aiuteranno i paesi poveri, destinando 20 miliardi di dollari l’anno fino al 2025, e 30 miliardi fino al 2030, per favorire uno sviluppo sostenibile. Ogni Stato dovrà vigilare sullo sviluppo green, senza distruggere l’ambiente.
Gli scienziati sono abbastanza soddisfatti dell’accordo, anche se lo hanno definito “imperfetto“. Il pianeta può tirare un piccolo sospiro di sollievo. Negli ultimi decenni, infatti, il 69% dei vertebrati ha avuto un calo drastico, circa un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione, e circa il 75% del mondo, percentuale enorme, è ormai compromessa dalla mano dell’uomo.
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Se oggi, soltanto l’8% dei mari e il 17% delle terre sono protetti, la percentuale di salvaguardia del 30% non è male come inizio. Certo, un po’ troppo tardi per intervenire, ma meglio di niente. Il WWF parla di un buon inizio da cui partire, anche se teme che resterà solo sulla carta. Le varie associazioni ambientaliste chiedono misure e impegni maggiori da parte dei tutti i paesi. Insomma, speriamo si faccia qualcosa di concreto.