Berta Càceres, il suo coraggio non deve morire con lei: attivista e ambientalista

Berta Càceres, simbolo dell’impegno e del sacrificio per gli ideali ambientalisti, ha lottato contro lo sfruttamento della sua terra: vediamo insieme la sua storia

Berta Càceres difesa Rio Bianco
Berta Càceres-Facebook-OrizzontEnergia.it

 

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L’America Latina è terra di resistenza rispetto allo sfruttamento delle foreste autoctone, e in generale di tutto il territorio. La difesa dell’ambiente è strettamente correlata a quella dei diritti umani fondamentali, quali vita, salute, cibo, acqua, casa. Il Sud delle Americhe è la zona del mondo dove ci sono maggiori diseguaglianze anche più dell’Africa. Su 100 abitanti, 34 sono in stato di povertà.

Il paradosso è che sono paesi ricchissimi di risorse naturali, ma sfruttati prima dal colonialismo ed oggi dalle multinazionali, e questa fortunata condizione li ha portati, semmai, ad acuire il problema. E lo sfruttamento intensivo non aiuta a porre fine alle diseguaglianze e deturpa irrimediabilmente il bellissimo habitat. Una regione nota per racchiudere circa il 50% della biodiversità globale.

Ospita un quarto delle foreste tropicali del mondo ed ecosistemi ricchi di specie diverse come Amazzonia, Peten e Ande, El chaco, Pantanal e Mata Atlantca. L’intera area è fortemente minacciata dagli interessi economici ai quali oggi si aggiungono le problematiche dei cambiamenti climatici. Da qui il costituirsi di numerosi gruppi di ambientalisti che tentano di opporsi alle multinazionali sprezzanti dei danni causati agli indigeni e al loro splendido territorio.

Berta, la sua lotta è di esempio

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Funerale Càceres-Facebook-OrizzontEnergia.it

Berta Cànceres, ambientalista indigena honduregna tra le più attive e note della regione. Figura centrale per il popolo indigeno Lenca, leader e co-fondatrice, ancora studentessa, del COPINH, il Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras. Le sue battaglie sono sempre state a difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni autoctone a cominciare dalle terre ancestrali.

Si è battuta principalmente contro il complesso idroelettrico Agua Zarca, joint venture tra la compagnia honduregna DESA e quella cinese Sinohydro interessati a costruire una diga sul Rio Gualcarque. L’impatto sociale e ambientale disastroso avrebbe devastato l’ecosistema della zona, compromettendo la sopravvivenza della comunità del Rio Bianco, che è composta da 60 famiglie che dipendono totalmente dal fiume, considerato sacro secondo la cosmogonia Lenca.

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Il caso

Il cammino di Berta è stato improntato sulle proteste pacifiche, guidando la popolazione indigena e portando il caso all’attenzione internazionale a livello mediatico e giurisdizionale. A colpi di ricorsi rispetto alle autorizzazioni relative al progetto, considerato in contrasto con la Convenzione delle Nazioni Unite sull’autodeterminazione dei popoli indigeni del 1982.

Tra il 2013 e il 2015 la Càceres ha mobilitato la comunità bloccando le strade e facendo ostruzionismo al passaggio di macchinari. La resistenza ad oltranza agli sgomberi della polizia è stata organizzata con sit-in e manifestazioni contro anche le numerose repressioni delle istanze popolari istituite.

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Ma nonostante le misure cautelari di protezione, attivate dal Governo honduregno, a seguito delle numerose e continue minacce nei confronti dell’attivista, Berta viene uccisa a colpi di pistola nella sua abitazione, a La Esperanza, nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016. A seguito del terribile omicidio, due dei principali finanziatori del progetto si ritirarono dal consorzio, ma ad oggi non c’è un definitivo blocco.

Otto gli imputati per l’attentato che ha posto fine alla vita dell’amata e stimata ambientalista, e per paura di insabbiamenti, si costituì un comitato per un’indagine parallela a quella ufficiale. Ciò ha portato a rendere giustizia e alla condanna degli assassini di Berta Càceres, tra cui due funzionari della DESA e quattro militari dell’esercito. E la lotta continua.

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