Il vulcano spaventa nel momento in cui si risveglia, ma la cenere che fuoriesce è un concentrato di nutrienti che può aiutare gli agricoltori
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Il vulcano è una struttura geologica molto complessa, generata dalla risalita, in seguito ad attività eruttiva, di massa rocciosa fusa detta magma, formatasi al di sotto o all’interno della crosta terrestre. Il materiale che fuoriesce è composto da lava, cenere, lapilli, gas, scorie varie e vapore acqueo.
Le ceneri sono minuscole particelle di rocce e minerali aventi un diametro inferiore ai 2 mm, espulse dai coni vulcanici. Fin dai tempi antichi si è cercato di capire l’origine di questo potente fenomeno, con teorie di vario genere. La vera scienza che studia i vulcani, la vulcanologia, nasce solo nel XVII secolo, quando i naturalisti si interessarono alle eruzioni del Vesuvio (1631) e dell’Etna (1669).
Tutte le popolazioni che abitano vicino ai vulcani sanno che le loro ceneri hanno delle proprietà particolari. Alcune delle zone più fertili del nostro pianeta, infatti, sono proprio situate in prossimità di queste strutture, come quelle dell’Indonesia, del Giappone o del Messico.
Si conosce bene dunque, il potere nutritivo di queste particelle ma, nonostante questo, non se ne diffonde l’uso. Mario Pagliaro, studioso dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR, di Palermo, ha coordinato una ricerca approfondita su questo materiale.
Nella pubblicazione su JSFA Reports, si legge che la cenere vulcanica è un potente fertilizzante inorganico che potrebbe trovare ampio uso in agricoltura. Non solo per il suo contenuto di macro elementi utili alle piante ma anche per la presenza di elementi rari. Questi vanno a nutrire il microbioma del terreno, il quale produce enzimi catalitici biodisponibili per le piante.
I macro elementi di cui ogni pianta necessita sono il fosforo ed il potassio, che si trovano in buona quantità nei suoli di molte aree coltivate. Nel terreno sono naturalmente presenti anche dei microbi che hanno il potenziale di trasformare tali elementi in forme biodisponibili per la vegetazione.
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D’altronde, in natura, sono proprio i batteri a sopperire alla concimazione svolta dall’agricoltore e lo fanno attraverso la creazione di enzimi. Questi ultimi, sono macromolecole, efficaci catalizzatori naturali che contengono metalli, presenti anche nelle ceneri vulcaniche.
Lo scopo delle ceneri non è quello di alimentare direttamente le piante, quanto quello di di nutrire i batteri del suolo. Questi, a loro volta, rendono disponibili i nutrienti che già sono presenti nel terreno. Tra l’altro, non hanno un costo di produzione e rappresentano, al contrario, un problema per molti comuni che si trovano nelle aree dove sono presenti vulcani attivi.
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La Regione Sicilia ha stimato che il costo per liberare le strade e le piazze di 42 città dalla cenere dall’Etna nel marzo 2022 sia stato pari a 15 milioni di euro. Materiale questo, tra l’altro, considerato per legge, un rifiuto da smaltimento, quando invece potrebbero essere commercializzato come concime inorganico.