L’infazia di tutti noi è stata segnata e caratterizzata da Dumbo. Ma chi pensa che sia tutto frutto della mente di Walt Disney, si sbaglia
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Negli ultimi mesi si è molto parlato del classico della Disney Dumbo. Colpa di alcuni frame ritenuti oggigiorni offensivi. Ma quello che rimane nelle testa di tutti, oltre alle grandissime orecchie del protagonista, sono gli elefanti rosa e il volo con la piuma di corvo del protagonista nel circo. Non mancano neppure delle scene più commuoventi come quando il piccolo elefante viene separato dalla madre, o quando lei lo coccola con la proboscide il suo cucciolo.
Per molti Dumbo, che uscì in Italia il 23 dicembre 1941, era tutto frutto e merito della matita di Walt Disney. Eppure non è così perché in realtà l’elefante dalle grandi orecchie è davvero esistito e successivamente trasformato in un personaggio di successo. Ma la storia raccontata dal colosso americano è diversa.
A ispirare Walt Disney per la creazione di Dumbo fu un altro elefante: Jumbo, ovvero un animale nato nel 1860 in Sudan. I cacciatori uccisero la mamma e catturarono il cucciolo. Questo fu venduto a un commerciante ed esploratore di animali: l’italiano Lorenzo Casanova. L’elefante, dopo essere stato strappato dalla sua terra natale fu spedito a Jardine des Plantes, ovvero lo zoo di Parigi. Successivamente, poi, nel 1865 fu trasferito allo zoo di Londra e in seguito fu ceduto al famoso circo Barnum & Bailey a New York.
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Qui Burnum decise decise di esporre l’animale al Madison Square Garden, pubblicizzando l’evento come “Jumbo, l’animale più grande del mondo”. Nonostante fosse davvero grande, l’elefante era anche tristemente noto per essere l’elefante pazzo. Una specie di Dottor Jack e Mister Hyde. Infatti la mattina era estremamente gentile, tanto da trasportare sulla groppa i bambini, mentre la sera viveva di grandi esplosioni di violenza. Una violenza capace di distruggere l’area dove dormiva.
Per placare la sua furia, il custode lo faceva ubriacare con il whisky. Ma a causare questi attacchi di rabbia erano i dolci che assumeva durante il giorno. Infatti questi sono estremamente dannosi, ma soprattutto lontanissi dalla regime alimentare che Jumbo avrebbe dovuto seguire.
La fine di Jumbo fu estremamente triste e, in parte avvolto nel mistero. Tanto che esistono due versioni della vicenda. Infatti dopo uno spettacolo in Canada, a Saint Thomas, gli animali erano già pronti nello loro gabbie pronti a partire. La prima versione sostiene che gli unici che dovevano essere caricati erano Jumbo e un cucciolo di elefante.
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Ma durante le operazioni di carico, una locomotiva apparve in direzione del piccolo. E per proteggerlo Jumbo si immolò, morendo all’istante. La seconda ipotesi è quella che sostiene che mentre l’elefante saliva sul treno, una locomotiva in direzione opposta ferì l’animale causandogli un’emorragia interna fatale. Jumbo aveva appena 24 anni. I resti dell’animali furono poi donati all’ Università Tufts. P.T, di cui Barnum era un fiduciario del college nel 1889. Questi rimasero nella Barnum Hall fino al 1975, quando un incedio distrusse l’edificio e i resti di Jumbo.