Senza dubbio il pandoro è uno dei dolci più amati del periodo natalizio. Eppure, nonostante la diffusione, ci sono delle curiosità nascoste
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E’ Natale! Tanti auguri! E come tutti i 25 dicembre si passa la giornata insieme a tutti i parenti degustando i tantissimi piatti della tradizione: tortellini, agnello, cappone, torroni, insalata russa, galantina, contorni vari. Senza dimenticare poi i tantissimi dolci: torroni, roccocò, panpepato E chi più ne ha, più ne metta. Ma se i precedenti piatti mettono tutti d’accordo, ce se sono due che dividono – da sempre – le persone. Ovvero panettone o pandoro.
Ma se sul primo si sa praticamente tutto, essendo apprezzato oramai a tutto il mondo, sul secondo le informazioni sono ancora molto limitate ai classici: “Non ha l’uvetta. Neppure i canditi“, “E’ tutto zucchero e burro“, e l’evergreen “Sopra ci va lo zucchero a velo“. Eppure ci sono moltissime curiosità e peculiarità su questo lievitato da ricorrenza veronese. Curioso?
Pandoro: tante cose che non conosci
La prima curiosità riguarda proprio l’origine del pandoro. Infatti sebbene venga attribuita Verona intorno al 1500, ci sono delle prove tangibili che sostengono che 300 anni prima la Repubblica di Venezia già aveva e mangiava il “pan de oro”. Ma il padre di questi dolci è un panis dell’antica roma. A parlare di questo fu Plinio il Vecchio che in un suo scritto racconta di un dolce preparato con fiori di farina, burro e olio servito da Vergilius Stephanus Senex. E nel 2012, la De.Co. ha riconosciuto la ricetta veneziana come quella più vicina (e simile) a quella moderna.
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Certo all’epoca la forma era diversa. Infatti la forma a punta si deve a Domenico Melegatti, padre dell’omonima industria veronese, che brevettò nel 1894 la ricetta del pandora. Le otto punte sono in onore del pittore impressionista Angelo Dall’Oca Bianca. L’artista infatti disegnò lo stampo a piramide tronca la cui bas è a forma di stella a otto punta. Visto la popolarità del dolce, in molti hanno provato a imitare lo stampo. Per questo motivo Melegatti sfidò chiunque a imitare lo stampo. E chi sarebbe riusciuto nell’impresa avrebbe vinto mille lire. Una somma che nessuno incassò mai.
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Infine il vero e classico pandoro è primo di ogni guarnizione o canditi. Infatti tutte le versioni con il cuor di crema, cioccolato o frutta non sono altro rivisitazioni della ricetta originale. Un’idea nata a seguito della commercializzazione su larga scala. Tra queste anche la bustina di zucchero a velo che serve per spolverarlo. Una scelta che non tutti apprezzano, visto che si tratta di un dolce in cui lo zucchero ne fa da protagonista.