Per quanto le fritture o le conserve siano buone e golose, è importante sapere come smaltire nel modo giusto l’olio esausto
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Il nostro pianeta è sofferente. Si parla sempre di più di inquinamento, ma in concreto, che cosa possiamo fare? Sono i nostri piccoli gesti quotidiani che fanno la differenza ci permettono di salvaguardare l’ambiente. Preferire prodotti riciclati oppure sostenere aziende che usano energie pulite e tutelano la natura, sono alcuni dei passi che possiamo fare per ripulire il nostro pianeta.
Anche, semplicemente, differenziare nel modo giusto, la spazzatura, è già un aiuto concreto. A volte capita che agiamo senza fare caso davvero a ciò che stiamo facendo, magari solo perché siamo abituati o semplicemente non pensiamo di fare un danno.
Quando parliamo di differenziare in modo corretto, la prima cosa da fare è informarsi su come dobbiamo farlo presso il nostro comune. Se, per la plastica e la carta, la modalità di smaltimento ha una logica di facile intuizione, non lo è, invece, per altri rifiuti. Un esempio su tutti riguarda lo smaltimento dell’olio da cucina esausto.
Come si smaltisce in modo corretto l’olio esausto
Si tratta, essenzialmente di oli di conservazione degli alimenti, tipo tonno, funghi e vari, oppure i fritti, o, ancora, grassi raccolti da griglie o cottura anche del burro o simili. Spesso vengono scaricati nel lavandino ed è un grave errore perché si trasformano in un potente agente inquinante.
In particolare, gli oli vegetali esausti sono dannosi per l’ambiente. Per il sottosuolo, per esempio,rende inutilizzabili i pozzi di acqua potabile e per la vegetazione, perchè impedisce alle radici delle piante l’assunzione delle sostanze nutritive. Infine anche per qualsiasi specchio d’acqua, perchè crea una patina in superficie, che impedisce l’ossigenazione, compromettendo l’esistenza della flora e della fauna.
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Un litro di olio buttato nello scarico inquina 1.000 mq di acqua. La produzione di questo rifiuto, approssimativamente, risulta essere di 250.000 tonnellate, di cui il 32% da attività di ristorazione, il 12% da industrie alimentari e ben il 56% è imputabile al consumo domestico. Se smaltiamo in maniera corretta invece, possiamo evitare gravi conseguenze ambientali.
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E’ sufficiente metterlo in un contenitore da tenere in casa finché non è pieno. Meglio che sia con un collo largo, per facilitarne il travaso. Una volta riempito lo portiamo all’isola ecologica più vicina oppure negli appositi contenitori presenti nei Comuni di residenza. Tra l’altro ci sono anche progetti che ne prevedono l’impiego nella produzione di energia elettrica e termica da fonte rinnovabile.