In risposta alla crisi climatica ed ecologica, che sono l’una conseguenza dell’altra, la COP15 di Montreal aveva parlato della creazione del “Global Biodiversity Found”. Che fine ha fatto?
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La COP15, che condivide con la sua più rricente riproposizione, la COP27, il nome, si svolse in Canada, a Montreal, e aveva come tema principe quello della tutela della biodiversità globale fortemente indebolita dai cambiamenti climatici.
Le Nazioni Unite riunite in concistoro votarono a favore, tramite espressione dei singoli rappresentanti dei governi mondiali, del “Global biodiversity Found“, un fondo pensato apposta per la conservazione e riproduzione della biodiversità.
Come per il quindicesimo congresso, anche nel più recente si è votato a favore del fondo “Loss and Damage“. Per il fondo destinato alla biodiversità, proprio il 2023 sarebbe l’anno deputato all’ufficializzazione della pratica mentre il 2025 vedrebbe il fondo operativo. Ma cosa è successo?
Biodiversità e accordo COP: le intenzioni sono davvero delle migliori?
Lo scorso 19 dicembre, in Canada si è deciso per l’approvazione del fondo a tutela della conservazione e protezione della biodiversità fortemente minacciata dalla crisi climatica che porta il nostro marchio di fabbrica. In particolare il fondo prevede lo stanziamento di ben 100 miliardi di dollari da stailirsi entro il 2023 per poi diventare operativi, e dunque spendibili, nel 2025.
Quali sono i problemi se ne ve sono? In primo luogo alcuni paesi del sud del globo, come la Repubblica Democratica del Congo, il Brasile e la Malesia, lamentano una manifesta mancanza di trasparenza nella gestione del fondo da parte della Cina che va a sommarsi alla palese reticenza delle potenze del nord del globo.
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Insomma a quanto pare lo stanziamento di questo fondo ha davvero poco dell’accordo diplomatico fra più paesi. L’idea di fondo resta buona: chi inquina paga. Tutte quelle attività ad alto danno ambientale come l’uso di fertilizzanti o pesticidi chimici, deforestazione e allevamenti non regolamentati vedranno reindirizzati e ridirezionati gli investimenti proprio per ingrossare le fila del fondo pro-ambiente.