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Il Poligono del Giappone, la pianta aliena che sta infestando i fiumi: un disastro

Una pianta aliena infestante, molto simile al bambù, sta proliferando lungo gli argini dei fiumi rendendoli instabili

Reynoutria japonica-Pinterest-OrizzontEnergia.it

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Il Poligono del Giappone è una pianta perenne appartenente alla Famiglia delle Polygonaceae, la stessa a cui appartiene anche il grano saraceno. E’ originaria dell’Asia Orientale, del Giappone, della Cina e della Corea. Il suo nome botanico è  Reynoutria japonica.

E’ conosciuta anche con il nome di fungo di scimmia, orecchie di elefante, tiratori di piselli, rabarbaro d’asino, bambù americano e bambù messicano e molti altri, a seconda del paese in cui nasce e cresce. In Giappone il suo nome è  itadori e sembra derivi da rimuovere il dolore, proprio per la sua azione antidolorifica. L’espressione cinese kanji viene, invece, tradotta con bastone di tigre.

I suoi steli sono cavi e presentano dei nodi in rilievo che la fanno assomigliare al bambù, anche se non ha nessun tipo di parentela con questa pianta. Può raggiungere un’altezza di 3 – 4 metri e può spuntare ovunque. I suoi fiori sono piccoli e bianchi e sono molto apprezzati da alcuni apicoltori come fonte di nettare per le loro api mellifere.

Il poligono giapponese produce un miele monofloreale. In alcune zone degli Stati Uniti nordorientali è conosciuto anche con il nome di miele di bambù e che ricorda il sapore delicato del miele di grano saraceno. I suoi steli, quando sono giovani, possono essere mangiati ed hanno un sapore simile al rabarbaro.

In Giappone  è consumato come sansai o verdura selvatica. Nella Medicina Tradizionale Cinese è utilizzata per trattare vari disturbi, grazie alla presenza del resveratrolo, anche se, a livello scientifico, non ci sono prove sulla sua effettiva efficacia. E’ estratto dalla radice la quale ha un contenuto più elevato rispetto agli steli o alle foglie. Anche gli uccelli apprezzano molto questa pianta, in particolare i suoi semi di cui si nutrono.

In Europa è stata introdotta a metà dell’Ottocento e molto apprezzata come pianta ornamentale. In Italia si ha documetazione del suo arrivo nel XIX secolo nell’Orto Botanico di Padova. Alcuni documenti riportano la sua presenza come pianta allo stato spontaneo già dal 1875. Da allora ha cominciato ad espandersi sempre di più.

Il Poligono del Giappone, un’infestante da cui difendersi

Poligono Giapponese-Pinterest-OrizzontEnergia.it

Oggi la World Conservation Union, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali, ha classificato la poligono del Giappone come una delle peggiori specie invasive al mondo. In Gran Bretagna, per esempio, è addiruttura considerato reato piantarla o farla crescere in natura.

Da noi è presente in tutte le regione settentrionali, fino ad arrivare alle alte quote sulle Alpi. Il suo habitat preferito è quello lungo i corsi d’acqua. Qui si propaga rapidamente lungo gli argini grazie alla corrente che trasporta parti dei suoi rizomi.

In provincia di Arezzo, in particolare e per quanto si legge sul sito Arezzo.it, il poligono del Giappone ha ormai invaso 25 Km di sponde degli affluenti di destra del fiume Arno. La presenza della pianta ha reso instabili gli argini rendendo difficile gli interventi di manutenzine ordinaria lungo questi corsi d’acqua.

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Il Direttore Generale del Consorzio, Francesco Lisi, ha affermato che:

 “Attualmente, i rinvenimenti più significativi sono stati individuati lungo gli affluenti di destra del fiume Arno. Risultano interessati in modo importante in particolare il Torrente Resco, il Torrente Faella, il Borro di Cerberesi, il Borro di Riofi delle Cave, il Borro di Sant’Antonio, il Borro Montemarciano, il Torrente Ciuffenna, il Borro del Tasso. La pianta è altamente invasiva e, nel giro di pochi anni, si è moltiplicata fino a colonizzare nuovi tratti di aste fluviali”.

Pur essendo considerata una pianta infestante, in Italia non è ancora stata inserita negli elenchi delle specie esotiche invasive. Di conseguenza non esiste un protocollo regionale da poter seguire. Il Consorzio di Bonifica, da parte sua, ha fatto tutto ciò che era possibile.

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Ha sospeso i tagli fino alla fine della stagione vegetativa e ha informato i cittadini al fine di coinvolgerli attivamente nella campagna anti-poligono del Giappone. Anche se, come ci spiega il tecnico del settore difesa idrogeologica Matteo Rillo Migliorini, dottore forestale

“Per ora si tratta di nuclei limitati, ma senza una corretta gestione la sua presenza potrebbe diffondersi“.