Il bracconaggio negli ultimi anni ha preso di mira una nuova specie: gli ippopotami. Un’operazione con forti danni ambientali
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Il bracconaggio non è altro che la caccia o pesca di frodo, ovvero lo svolgimento dell’attività venatoria violando le normative vigenti. Queste possono riguardare il periodo in la pratica ma anche gli animali cacciati. Infatti ogni paese e nazione ha le proprie leggi sugli animali protetti e quali no. Basta pensare alle tante proteste in Italia sulla possibilità di cacciare i cinghiali, sempre più diffusi in città, o la proposta di cambiare lo status dei lupi che fa tanto discutere.
Ma spostandoci in un altro continente gli animali cacciati in maniera illecita sono ben altri. Basta solo pensare alla caccia ai leoni, agli orsi, alle tigri e anche agli elefanti. Se i primi erano ricercati soprattutto per le loro pelli da esporre in casa – una pratica oramai diventata desueta – gli ultimi venivano uccisi soprattutto per le loro zanne. Ma dal Cop15 di Montreal arriva un terribile allarme: infaggi i bracconieri sono sempre più interessati agli ippopotami.
Ippopotamini nel mirino dei bracconieri
Infatti dal Conference of the parties canadese, ovvero la Conferenza sulla biodiversità che ha raccolto i leader mondiali per accordarsi sulla tutela di ecosistemi e delle specie più a rischio. E prorpio da questo meeting è stato lanciato l’allarme sulla caccia degli ippopotami. Il motivo è davvero incredibile. Infatti dopo il blocco – oramai totale – del commercio delle zanne di elefante, questi cacciatori di frodo hanno iniziato a cacciare gli ippopotami, diminuendo il numero di esemplari. Una caccia con uno scopo: privarli dei loro denti. Non si può non sottolineare le tante restrizioni contro il commercio di avorio, come l’Ivory Act, nel Regno Unito, dello scorso giugno.
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A seguito di questo atto, la Born Free Foundation, tramite lo studio “A tooth for a tooth?” (Dente per dente?, n.d.r.), ha stilato un documento sul traffico dell’avorio così da studiare le conseguenze della normativa. Nel documento si evince come siano stati trovati online 621 annunci di vendita di avorio, il cui valore stimato è superiore al milione di sterline. E più della metà di queste era legate anche al bracconaggio degli elefanti. La restante parte apparteneva ad avorio proveniente da altre specie. E quella più cacciata sarebbe dell’ippopotamo. Il motivo? I denti sono ritenuti un sostituto delle zanne di elefante. Senza dimenticare che questo è più economico e reperibile.
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Inoltre la convenzione CITES ancora non proibisce l’esportazione di parti di ippopotami purché forniti di specifici permessi. Rimane però anche il traffico illegale. La Commissione europea, nel 2020, ha sottolineato come proprio i denti di ippopotami sono tra le parti del corpo maggiormente sequestrate. Un problema che colpisce anche l’Italia visto che, ancora oggi, il commercio di specie esotiche è fortemente praticato. Ma non solo perché una ricerca della Ong Humane Society International sottolinea come l’Italia sarebbe il primo importatore in Europa di trofei di ippopotami.