L’ultimo giorno dell’anno segna la fine e l’inizio di un anno, e per essere unico e spettacolare non possono mancare i fuochi di artificio
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Con l’ultimo giorno dell’anno è inevitabile non parlare dei fuochi d’artificio. Colori spettacolari che ci fanno rimanere con il naso all’insù in una notte che vede finire un anno per cominciarne uno nuovo pieno di desideri e speranze. Ma se lo spettacolo è assicurato, non è così per quello che riguarda l’ambiente.
I fuochi d’artificio sono formati da polvere pirica mescolata ad altri elementi chimici che provocano l’esplosione e genera gli effetti luminosi che tanto ci piacciono. La loro scoperta e il loro utilizzo arriva da molto lontano. Sembra che le origini affondino nella storia dell Cina già a partire dall’VIII secolo a seguito della scoperta della polvere da sparo.
La pirotecnica sembra, invece, essere una scoperta ad opera di alcuni monaci cinesi intorno all’anno 1000. Ma per vedere i fuochi così come li conosciamo noi oggi, dobbiamo aspettare i primo anni del 1300. In questo periodo iniziarono ad aprire le prime fabbriche di fuochi pirotecnici in Germania.
E nel XVIII secolo si affermarono anche due scuole di pirotecnica, una a Bologna e una a Norimberga. Nel 1785 Claude Louis Berthollet, chimico e scienziato francese, aggiunse del clorato di potassio nella miscela dei fuochi e questo permise di ottenere dei fuochi colorati.
Gli spettacoli che ci regalano i fuochi d’artificio hanno un impatto negativo sull’ambiente
Con il tempo i fuochi d’artificio sono diventati sempre più appariscenti e spettacolari, tanto che oggi esiste la figura del pyrodesigner, il quale si occupa di allestire dei veri e propri spettacoli sincronizzati con la musica, l’acqua o la luce. La scuola napoletana è l’unica al mondo specializzata in fuochi d’artificio con granate cilindriche a pluriaperture che arrivano ada avere un diametro di 21 cm.
La storia della nascita e dello sviluppo dei fuochi d’artificio che, nel tempo, è diventata un’arte vera e propria è molto interessante. Esiste, purtroppo, anche il rovescio della medaglia. Le materie prime utilizzate per crearli sono estratte da alcune montagne. Per raggiungere le zone di estrazione possono essere abbattute foreste e distrutti habitat della fauna e flora selvatica.
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Inoltre, secondo quanto si legge su una nota informativa della regione Lombardia, il primo giorno dell’anno, si registra un peggioramento dei valori di inquinamento nell’atmosfera. Infatti, le polveri liberate in seguito allo scoppio dei botti rimangono nell’aria anche per giorni e possono risultare nocive per la nostra salute.
Oltre all’alluminio, lo zolfo, il manganese, il bario, il bromo e il piombo, i fuochi sono azionati da polvere da sparo costituita da nitrato di potassio, carbone e zolfo che portano alla formazione di anidride carbonica. Senza contare l’inquinemento luminoso e acustico.
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Tra i fuochi d’artificio più spettacolari si annoverano quelli di Sidney. Questi sono realizzati con carta biodegradabile e non lasciano composti chimici nell’aria. E per qualsiasi inquinamento residuo provocato dai fuochi, la città acquista compensazioni di carbone per garantire un evento a impatto zero.