E’ stato avvviato un progetto davvero ambizioni che prevede di far resuscitre le piante attaverso i semi. Una vera e propria de-estinzione
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Chi ha sfogliato e letto le pagine del libro “L’incredibile viaggio delle piante” del direttore del Laboratorio Neurobiologia Vegetale Stegano Mancuso, si è sicuramente imbattuto nel termine de-estinzione. Una parole che fa venire in mente Alan Grant lo scienziato che riportò in vita i dinosauri nella fortunata pellicola del 1993 Jurassic Park.
Non a caso questo processo, nell’immaginario comune, è legato solamente al mondo animale per via della presenza di campioni di sangue o di dna conservato nelle rocce. Un piccolo grande errore perché alcuni semi possono sopravvivere per millenni. Una capacità, dunque, che include anche anche le piante nell’idea di de-estinzione.
Far rinascere le piante: la de-estinzione è iniziata
Mancuso, nel suo testo, scrive di come alcune piante – definite “viaggiatrici del tempo” – siano tornate in vita. Merito soprattutto di ricercatori che hanno fatto germogliare alcuni antichissimi semi o, addirittura, rigenerato tessuti placentari vecchi di millenni, da resti rinvenuti da scavi, archivi storici o dal permafrost. Si tratta di veri e propri casi eccezionali che hanno dimostrato il potenziale delle piante di sopravvivere per molto tempo, sebbene siano state ritenute estinte.
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Un lavoro che, oggi, è portato avanti dall’Università degli Studi Roma Tre che è pronta a riportare in vita le piante estinte utilizzando i semi contenuti negli erbari. Il docente di biologia dell’Ateneo romano Thomas Abeli sottolinea come gli erbari siano delle collezioni di piante essiccate a scopo di ricerca e documentazione. Al mondo ne esistono milioni di esemplari delle specie note. L’intuizione è quella di usare i semi degli erbari così da recuperare specie e popolazioni scomparse. Anche di quelli provenienti dal permafrost. Partendo da questo presupposto è stata compilata una lista di piante candidate alal de-estinzione sfruttando quelle contenute negli erbari. Senza dimenticare come la causa dell’estinzione siano state le cause antropiche
Non bastano i semi
Per dichiare una pianta de-estinta, però, non basta la sola presenza di semi. Infatti bisogna tenere a mente che esistono alcuni che hanno più possibilità di tornare in vita rispetto ad altre. Un processo che inizia dalla disidratazione che non tutti i semi sopportano. O meglio non tutti i semi prodotti da una pianta tollerano questo processo. Non si può poi parlare della longevità dei semi e l’età dei campioni d’erbario a disposizione perché più è vecchio – rispetto alla normale longevità del seme – minori sono le possibilità di avere dei semi vivi.
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Da questo presupposto sono stati stilati i parametri e la classifica con la possibilità di rigenerare le diverse piante estinte. In cima alla lista di piante candidate per la “de-estinzione” ci sono esemplari appartenenti alle famiglie Ericaceae, Fabaceae, Malvaceae e Solanaceae. Ci sono circa 160 specie estinte per le quali sono disponibili semi per una possibile “de-estinzione”, ma non sappiamo molto di queste specie perché non c’è stata l’opportunità di studiarle e non conosciamo le loro proprietà utili. In ogni caso, dobbiamo ricordare che ogni specie estinta è un tassello mancante in un puzzle e l’ecosistema dal quale sono scomparse non può funzionare al meglio senza tutti i suoi tasselli.
Che succede quando una pianta muore?
Il lavoro di Abeli è il primo passo verso una discussione più pragmatica della de-estinzione delle piante. Mentre il potenziale di resurrezione delle piante è stato valutato, non è ancora stato testato in laboratorio. Le discussioni sulla de-estinzione sono principalmente teoriche al momento. La de-estinzione rappresenta una sfida importante sia dal punto di vista tecnico che tecnologico e potrebbe contribuire all’avanzamento del campo delle biotecnologie vegetali, della biologia e della germinazione dei semi.
Tuttavia, la de-estinzione di una pianta potrebbe essere costosa e avere risvolti etici. Dovremmo decidere se dedicare risorse e tempo a questo o alla conservazione delle specie esistenti e minacciate. Potrebbe essere utile anche per definire meglio il concetto di estinzione: “Nelle piante, potrebbe avvenire non quando muore l’ultimo individuo, ma piuttosto quando muore l’ultimo seme“, scrivono gli autori.