La plastica è la piaga del pianeta terra. Non è una novità, è un dato di fatto e la plastica è il maggiore agente inquinante che l’uomo produce ai danni dell’ambiente, assieme a tutto il resto.
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Il 2022 è stato l’anno delle epifanie. L’uomo sembra finalmente avere aperto gli occhi sulla crisi climatica e ambientale, sulla necessità urgente di un cambiamento di rotta che è lungi dall’essere ultimato.
Oltre alla crisi energetica inaugurata dalla crisi degli equilibri geopolici est-europei, a destare preoccupazione sono state le emissioni di polveri sottili, l’esauribilità delle risorse offerte dall’ambiente e le tonnellate di rifiuti non degradabili riversate nei mari e negli oceani di tutto il mondo.
Il primo fra questi ad inferire una profondissima ferita ai danni dell’ambiente e della biodiversità marina è stata ed è tuttora vertamente la plastica. Passiamo in rassegna le possibili invenzioni anti-plastica e pro-smaltimento ultimate dalla scienza.
Scoperte che combattono la dispersione e l’accumulo di plastica nel mondo
Il 2022 è stato segnato da numerose scoperte, spesso spiacevoli ma necessarie, come la consapevolezza della crisi ambientale oramai degenerata. Gli scienziati di tutto il mondo si sono adoperati tuttavia per trovare delle efficienti soluzioni al problema dell’inquinamento dell’ambiente. La plastica è in particolare il nemico numero uno del nostro ecosistema.
Questo polimero invade prati, coste, spiagge e, soprattutto mari, finendo addirittura nello stomaco dei pesci che lo abitano. Il problema più grande è rappresentato dall’incapacità della plastica di biodegradarsi, è un rifiuto, cioè, che ristagna anni ed anni inalterato inquinando l’ambiente.
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Vediamo quali sono le migliori e più efficienti invenzioni elimina-plastica ideate nel 2022. Partiamo dall’enzima mangia-plastica. La scoperta di questo enzima ha consentito di fare progressi nell’ambito della depolimerizzazione della plastica. La scoperta proviene dal Texas, si chiama FAST-PETase ed è risultato efficace su diversi campioni di plastica.
Troviamo poi una speciale polvere composta da nanomateriali magnetici che, gettata nell’acqua inquinata dalla plastica, riesce ad attirare a sè le particelle inquinanti più velocemente di qualsiasi altro dispositivo. La scoperta proviene dal Royal Melbourne Institute of Technology. Un team di ricercatori spagnoli ha poi scoperto una larva in grado di ingerire e digerire il polietilene.
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Dall’Università di Bath proviene invece una particolare scoperta che consiste nell’utilizzare i raggi UV per degradare la plastica. Infine, l’azienda ByFusion Global Inc. riutilizza le plastiche disperse in mare per dare vita a materiali da costruzione più resistenti del cemento. La trasformazione avviene grazie all’utilizzo di compressori e vapore.