Luci e trasparenze come elementi architettonici nelle strabilianti realizzazioni di ghiaccio: esploriamo questo mondo fatato
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La bioarchitettura si è imposta nel settore delle costruzioni sulla scia delle nuove esigenze architettoniche di sostenibilità. La transizione energetica ed ecologica passa anche attraverso nuovi concetti del costruire. Da qui l’estrema raffinatezza nella ricerca di nuovi materiali naturali che rientrino nella filosofia green.
E di materiali green la nostra meravigliosa natura ne ha in abbondanza, regalandoci elementi evocativi e sostenibili. Legno, pietre naturali, fibra di cocco, paglia, sughero, sono solo alcuni esempi dei protagonisti della bioedilizia. Il rispetto dell’ambiente è al primo posto nei progetti con un’attenzione anche all’uso di risorse a chilometro zero. Ma un materiale sorprendente, che risponde a tutti i requisiti indicati, lascia senza fiato: il ghiaccio
Pensare al ghiaccio come elemento costruttivo fa immediatamente venire alla mente gli Igloo Inuit. Le case di ghiaccio eschimesi, evocative di luoghi fuori dal tempo, alla loro base hanno un’idea semplice e sapiente al tempo stesso. Un rifugio costruito con il materiale a disposizione in terre particolarmente suggestive e prevalentemente innevate.
Case tipiche dell’Artico canadese e della Groenlandia hanno una storia secolare di rifugi temporanei per i periodi di caccia. Si tratta di una costruzione a blocchi sovrapposti distribuiti lungo una spirale che diventano via via sempre più piccoli, formando cerchi gradualmente minori. Il tutto si regge grazie alla gravità.
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L’igloo è un esempio di architettura vernacolare, vale a dire un’architettura tradizionale realizzata dal popolo per il popolo con materiali locali, con il minor sforzo possibile, sia economico che lavorativo. Veloce dunque nella realizzazione, garantisce calore e sicurezza, e soprattutto è ecologico a impatto zero.
Sulla falsa riga di queste antiche costruzioni la creatività umana si è appassionata alle costruzioni di intere strutture di ghiaccio. L’imperatrice russa Anna Ivanovna, nipote dello Zar Pietro il Grande ne fece costruire uno nel 1740 a San Pietroburgo. Tutto era fatto del materiale trasparente ghiacciato, ma venne persino cesellato nelle balaustre e scolpito con statue. Un vero capolavoro.
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Da allora sono stati vari gli esempi di simili costruzioni a dir poco fiabesche sia negli Stati Uniti che in Canada, sino ad arrivare ai giorni nostri con lo splendido spettacolo offerto dal festival invernale in Giappone, a Sapporo o in Cina ad Harbin con l’International Ice&Snow Festival.
Ma esistono anche dei veri e propri alberghi costruiti interamente di ghiaccio in Svezia, Finlandia, Norvegia, in Quebec, in Svizzera sino ad Andorra sui Pirenei. Il ghiaccio diventa il protagonista indiscusso di vere e proprie opere d’arte, dove il trionfo delle luci e delle trasparenze è pura magia, effimera ed evanescente come ogni bellezza.