Uno dei mari più belli della Sicilia sta ricominciando a vivere grazie alla lodevole iniziativa di due fratelli
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Secondo i rapporti dell’UNEP, un programma delle nazioni unite per la tutela dell’ambiente, ci sono 640 mila tonnellate di reti abbandonate negli oceani ogni anno ed il numero è un aumento. Queste ricoprono migliaia di metri quadrati di superficie causando una crescente forma di desertificazione negli ecosistemi.
Nel Mediterraneo c’ è un intenso traffico e sfruttamento e per questo è un mare estremamente sofferente. Qui, sui fondali, sta gradualmente morendo la vita della flora e della fauna, soprattutto dei pesci e dei coralli. Gli attrezzi utilizzati nella pesca sono composti anche da plastiche che causano danni irreparabili.
Molte tartarughe marine sono state trovate soffocate dai fili delle reti. Queste attrezzature rappresentano, secondo studi fatti nel 2018, circa il 46% di tutte le microplastiche presenti nelle acque oceaniche. E’ durante un’ummersione nel 2020, che comincia la storia di una missione di salvataggio, da parte di due fratelli.
Andrea e Marco Spinelli, accortosi dell’enorme quantità di reti fantasma, decidono di agire e fare qualcosa di concreto per risolvere questa situazione disastrosa. Cominciamo col dire che il loro legame con il mare ha radici sin dall’infanzia, quando con il padre, un subacqueo, esploravano i fondali della Sicilia.
La lodevole iniziativa di due fratelli: ripuliscono il mare e i pesci fanno ritorno
Andrea diventa poi biologo marino in Spagna e sommozzatore, specializzandosi sulla tutela degli ecosistemi del Mar Mediterraneo. Marco, invece, è un regista e videomaker specializzato in documentari e riprese subaque. L’unione fa la forza ed ecco che decidono di realizzare subito un cortometraggio di tre minuti molto suggestivo e, allo stesso tempo, inquietante sulla situazione in cui versa il mare.
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La zona è quella di Cefalù, importantissima per le praterie di piante acquatiche, quali la Gorgonia e la Posidonia, fondamentali per il mantenimento dell’ecosistema. Nasce codì la squadra di Missione Euriodice, supportata dall’ Istituto Oceanografico di Valencia e formata da biologi, sommozzatori ed un team che si occupa del documentario.
A giugno è iniziata la loro prima campagna di diffusione e lo studio approfondito sulle modalità di rimozione delle reti al fine di fare meno danni possibili. Le azioni vengono condotte da quattro subacquei con palloni di sollevamento e con il supporto, in superficie, di imbarcazioni della Capitaneria Costiera di Cefalù.
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Il risultato è stato incredibile. Il giorno successivo alla rimozione il team ha effettuato altre due immersioni per controllare l’area e realizzare le ultime riprese subacquee. I pesci erano tornati. I due fratelli ritengono che il Governo dovrebbe dare molto più spazio alla ricerca ed aiutare chi si occupa della tutela dell’ambiente.