L’ennesima conseguenza disastrosa del cambiamento climatico. Stavolta a rimetterci è una particolare specie animale che minaccia di scomparire dall’intero continente.
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Il secolo attuale mai come prima d’ora ci sta facendo fare i conti con le conseguenze delle nostre azioni che come un boomerang ci si ripercuotono contro. Di che si sta parlando? Del cambiamento climatico ovviamente, dell’anche detto surriscaldamento globale.
In buona sostanza quel fenomeno per cui oramai non esistono più le stagioni canoniche ma eventi estremi di matrice atmosferica e metereologica dall’andamento polarizzante e dicotomico (o tutto o niente, o siccità o inondazioni).
Fra le varie reazioni avverse determinate dal disrispetto da sempre mostrato nei riguardi dell’ambiente (emissioni nocive, usurpazione territoriale, sfruttamento di risorse, inquinamento da rifiuti) ad oggi troviamo la possibile estinzione della pulcinella di mare, promessa per la fine del secolo.
Pulcinella di mare: l’ennesima vittima del capitalismo
Ebbene sì, non è un caso se si cita in giudizio un intero sistema di produzione a render conto dell’acerrima situazione dell’ambiente negli anni 20 del 2000. Se è vero che la continua immissione nell’atmosfera di polveri sottili e gas nocivi hanno portato le previsioni meteo ad assumere il carattere dell’imprevedibilità tipica delle calamità naturali, è vero anche che deforestazione e cambiamento climatico hanno decimato la biodiversità del pianeta.
In che senso? Se il clima cambia, cambia l’habitat, ovvero la casa, le condizioni che rendono un luogo abitabile, di numerosissime specie animali. Assieme a questo fenomeno gravoso si aggiunge, come se non bastasse, la deforestazione, la distruzione di massa di polmoni verdi, foreste e, quindi, ecosistemi interi.
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Se l’apocalisse non presentasse questi tratti tipici si potrebbe dire di stare a fantasticare sull’ora del giudizo: purtroppo questa è la nostra realtà. A darne nuovamente prova è un report pubblicato dalla Zoological Society of London (ZSL) in consorzio con l’università di Cambridge che dipinge uno scenario a tinte decisamente fosche.
La pulcinella di mare, uccello marino, alla fine del secolo non troverà più luoghi adatti alla nidificazione. La causa è in primis da ricondurre alle attività umane, invasive al punto da limitare le riserve di cibo necessarie al sostentamento della specie, in secondo luogo alle tempeste sempre più burrascose e frequenti determinate dal cambiamento climatico.
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Si stima che il 68% dei siti andrà perso entro il 2100. Destino identico se non peggiore è riservato alle gazze marine e alle sterne artiche che perderanno l’80% e l’87% delle aree di riproduzione. La notizia buona è che si stanno creando nuove aree riproduttive per la pulcinella di mare incoraggiandola a frequentarle grazie a degli “uccelli modello” giustapposti nei nuovi siti di nidificazione.