Un fiore che non esiste, è il quadro più bello del 2022

La nona edizione del premio “Eccellenti pittori-Brazzale” vede fra i primi 12 finalisti i fiori finti di Enrico Minguzzi. Le tele del pittore veicolano un messaggio ben preciso.

Enrico Minguzzi tela
Enrico Minguzzi, tela – foto da pinterest – orizzontenergia.it

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L’ottava edizione del premio “Eccellenti pittori-Brazzale” vedeva già fra le tele vincitrici un’opera di Enrico Minguzzi. Oggi parliamo della nona edizione per cui il pittore si riconferma vincitore con una tela dal titolo “Monumento in fiore“.

Ma cosa raccontano le tele di Minguzzi per riuscire a vincere tutti questi premi? A colpire è soprattutto il carattere innovativo dei soggetti presentati: inesistenti. Vediamo di che si tratta.

Un fiore che non esiste: perché? Quale è il senso delle tele di Minguzzi?

Enrico Minguzzi fiore
Enrico Minguzzi, tela – foto da pinterest – orizzontenergia.it

Monumento in fiore” si aggiudica il premio per la nona edizione de “Eccellenti pittori-Brazzale” e al contempo il titolo di quandro più bello del 2022. Cosa c’è dietro la tela di Minguzzi di così strabiliante e sbalorditivo al contempo? Nulla. Il soggetto della tema vincitrice sarebbe un fiore, sì, ma inesistente.

Il frutto della creazione di Minguzzi è un fiore che replica le sembianze di una natura morta dal dna, però, a noi irriconoscibile. Questo fiore non assomiglia a niente eppure lo riusciamo ad accostare all’idea generale di “natura”. L’intento di Minguzzi è quello di riuscire a suscitare stupore, di grantire una certa dose di meraviglia anche nel secolo della fruibilità dell’arte in stile super-market.

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Il secolo delle file ai musei per osservare Monet ha bisogno di qualcosa che attiri l’attenzione più che sul suggetto stesso dell’arte sull’arte stessa intesa come operazione creatrice dal nulla di nuove forme e figure, in questo caso di una natura “altra”, “nuova”. Dietro le pennellate del pittore vincitore c’è anche l’intento di esorcizzare certo potenziale mortifero della natura reale.

In fondo perché voler dipingere un fiore inesistente quando ve ne sono di così belli al mondo? La natura a noi conosciuta è una natura che, come Leopardi insegna, è capace di infliggere dolorose ferite sull’uomo dal momento che ad esso è indifferente. Se un vulcano erutta facciamo la fine della bella ginestra incastrata sulle pendici, un esemplare bellissimo, ma destinato a soccombere.

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Il tentativo di Minguzzi potrebbe essere quello, allora, di consegnarci la narrazione di una natura che resta integra, che è benevola e consapevole, non a caso creata dall’uomo stesso, demiurgo e protagonista. Il fiore dipinto da Enrico Minguzzi potrà durare forse più della vita intera di un uomo o di un fiore.

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