Le miniere abbandonate possono diventare utili nell’ambito della transizione energetica come siti alternativi per la produzione di energia pulita: vediamo di cosa si tratta
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La transizione energetica ha imposto un‘accelerata alla capacità di innovazione e ricerca nell’ambito delle fonti rinnovabili. La necessità di decarbonizzare il Pianeta e di sostituire i carbon fossili, ha comportato un’impennata nelle capacità di inventiva dei tecnici e degli scienziati. Sfruttare risorse naturali diverse e sostenibili è la vera frontiera del futuro energetico green.
Nella progressiva sospensione dello sfruttamento delle fonti non rinnovabili si è concretizzata la dismissione di molte miniere dislocate in tutto il mondo e via via abbandonate. Altre si sono semplicemente esaurite diventando solo un costo e motivo di ulteriore preoccupazione a causa delle loro problematiche relative all’inquinamento.
Che le miniere potessero diventare dei siti sfruttabili in ambito sostenibile è sicuramente un’ottima opportunità di prendere due piccioni con una fava. Da un lato sfruttare siti altrimenti inutilizzati, dall’altro eliminare i costi relativi all’inquinamento che comportano. Ma quale destinazione d’uso possono avere? L’idea viene dall’Austria e dal team di ricercatori dell’Institute for Applied Systems Analysis.
La conversione in batterie a gravità con della semplice sabbia è un’interessante alternativa di stoccaggio energetico. La presenza capillare di questi siti minerari favorisce inoltre l’enorme vantaggio di poter avere ovunque energia pulita con programmazione anticipata. Il concetto fisico alla base della tecnologia è tutt’altro che nuovo, come dimostra l’idroelettrico a pompaggio ed ora l’accumulo gravitazionale può essere utilizzato per produrre altra energia.
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Il meccanismo sfrutta la differenza di altitudine tra ingresso e fondo delle miniere e un materiale naturale come la sabbia. Si chiama Underground Gravity Energy Storage, UGES, e promette strabilianti capacità produttive e di immagazzinamento di energia pulita. Un freno rigenerativo, come quello utilizzato per esempio sui tram, è la chiave per generare elettricità durante la caduta della sabbia dal punto posto più in alto al punto più basso.
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Successivamente la stessa sabbia viene fatta risalire sino ai serbatoi posti in alto attraverso motori alimentati a energia elettrica. Da miniera di carbone a sistema di accumulo per energia rinnovabile nei momenti di penuria, è davvero un pensiero difficile da immaginare eppure le possibilità ci sono con la nuova tecnica messa a punto dall’IASA.