120 milioni di danni all’agricoltura: il ruolo fondamentale dei cinghiali

A stimare i danni procurati dai cinghiali, dal 2015 al 2021, è l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale

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Cinghiale – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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L’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) ha presentato i risultati dell’indagine nazionale sulla gestione del cinghiale nel territorio italiano nei cinque anni tra il 2015 e il 2021. Le presenze di cinghiali in città hanno riproposto il problema, ma nell’entroterra esso si fa sentire sempre di più. La crescita delle presenze di cinghiali ha comportato un aumento dei danni all’agricoltura, che ammontano a 120 milioni di euro in un quinquennio (nel solo 2021 si stimano presenze per un milione e mezzo di capi).

Secondo il rapporto dell’Ispra, nel periodo tra il 2015 e il 2021, i danni all’agricoltura causati dai cinghiali sono ammontati a circa 120 milioni di euro. Di questi, il 36% (circa 30 milioni di euro) si sono verificati in aree protette nazionali e regionali, mentre il restante 64% in aree non protette.

L’analisi dell’Ispra

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Cinghiale – Pixabay – OrizzontEnergia.it
Il fenomeno della crescita della presenza del cinghiale e dei relativi danni all’agricoltura colpisce gran parte delle regioni d’Italia, in particolare Abruzzo e Piemonte, ma non interessa la provincia autonoma di Bolzano. Questo è quanto emerge dall’indagine nazionale dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale sulla gestione del cinghiale nel territorio italiano nei cinque anni tra il 2015 e il 2021. I dati, elaborati attraverso l’analisi di oltre 700 documenti e relazioni tecniche, mostrano una crescita costante degli abbattimenti (chiamati anche prelievi) e dei danni.

Nel periodo 2015-2021, i prelievi di cinghiali sono aumentati del 45%, con una media di circa 300.000 cinghiali abbattuti ogni anno. Di questi, 257.000 sono stati abbattuti in caccia ordinaria, mentre 42.000 in interventi di controllo faunistico. Inoltre, i danni causati all’agricoltura sono oscillati tra 14,6 e 18,7 milioni di euro, con una media annuale di oltre 17 milioni di euro. L’indagine dell’Ispra, la prima di questo tipo a livello nazionale, basata sulle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Aree protette, mostra anche quali regioni sono state maggiormente colpite: Abruzzo e Piemonte, con rispettivamente 18 e 17 milioni di euro. Seguono Toscana, Campania e Lazio, con danni intorno ai dieci milioni di euro. L’unica eccezione è la Provincia Autonoma di Bolzano, dove non si rilevano danni all’agricoltura, dovuto alla distribuzione ancora limitata del cinghiale in quest’area.

Cosa bisogna fare

Gli esperti dell’Ispra, nel loro rapporto, sottolineano l’aumento generalizzato degli indicatori, ossia i prelievi sia durante la caccia che durante le attività di controllo e sottolineano la necessità di adottare misure adeguate. Essi sottolineano che “questo costante aumento del fenomeno su scala nazionale richiede l’adozione urgente di una strategia di intervento nazionale basata sulle più recenti conoscenze scientifiche, che integri interventi di prevenzione dei danni e di contenimento delle popolazioni e che assicuri prelievi selettivi e pianificati coerentemente con l’obiettivo prioritario di riduzione dei danni.

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Per questo è necessario trovare una soluzione che passi attraverso la “strategia di gestione” che prevede la creazione di un sistema omogeneo di raccolta dei dati a livello nazionale, che integri anche le informazioni relative agli incidenti stradali e che consenta di monitorare l’andamento della gestione in tempo reale.

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