La storia del “gorilla triste” che risiede nello zoo safari di Fasano. Ecco perché si chiama così e perché gli ambientalisti chiedono di liberarlo
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Un appello per portare in libertà colui che viene definita il “gorilla triste”. Si tratta di Riù, l’esemplare maschio che vive da anni ormai (dal 1994) nello zoo safari di Fasano, in Puglia. Proprio lui è da tempo al centro dell’interesse degli animalisti che sottolineano che l’ambiente in cui vive non sia idoneo per l’animale rimasto anche solo, ormai, da quando nel 2008 è morto il suo fedele amico Pedro.
Riù, dicono gli animalisti, non solo è solo ma anche anziano e dunque infelice, ecco perché viene definito “gorilla triste”. Per aiutarlo è stata creata una vera petizione su Change.org che in pochissimo tempo ha raccolto oltre 50 mila firme. Ecco le ragioni degli animalisti ma anche la risposta dello zoo.
Per gli animalisti si legge negli occhi di Riù, infelici anche se saggi, che lo zoo safari di Fasano non è il posto giusto per lui. “Il vero problema è la libertà negata” recita la petizione sottolineando come il primate non viva nelle condizioni idonee alla sua specie e visto che ormai è anziano, le associazioni chiedono che almeno l’ultimo periodo della sua vita venga vissuto in libertà.
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Proprio per questo viene lanciato un appello direttamente al direttore dello zoo safari di Fasano a dare la sua disponibilità a lasciare andare via Riù trasferendolo in un luogo più consono senza essere esposto agli spettatori. Da qui anche l’appello alle aree protette di farsi avanti per accogliere il gorilla: “Non c’è più tempo per temporeggiare o aspettare, Riù è anziano, doniamogli almeno questo gesto, siamo in debito con lui” dicono gli ambientalisti.
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Non è tardata ad arrivare la risposta dello zoo. Il direttore tramite le colonne di Repubblica spiega che la condizione in cui vive Riù non è quella descritta dagli animalisti. L’habitat in cui vive è stato rinnovato con oltre 600 mq di spazi a sua disposizione con alberi, tronchi e “castelli” di legno sui quali può arrampicarsi, un prato verde dove può brucare, una cascata dove fare il bagno e senza muri. Un spazio simile a quello della giungla contornato solo da vetrate perimetrali che permettono, se l’animale lo desidera, di stare a contatto con le persone, altrimenti per la sua privacy ci sono box interni interconnessi.