Il disastro avvenuto un anno fa sulle coste del Perù si ripercuote ancora oggi: scattano nuove sanzioni per la marea nera nell’oceano.
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Un anno fa avveniva il disastro della nave Mare Dorium, di proprietà della compagnia petrolifera Repsol. In quel tragico incidente, accaduto lungo le coste del Perù, a Bahia Blanca, furono rovesciati in mare 10 mila barili di petrolio greggio. Dopo un anno, ancora si può osservare una marea nera fluttuare tra le acque, un danno ambientale gravissimo.
A distanza di un anno, scattano nuove sanzioni per il colosso petrolifero Repsol, per un totale di 5,7 milioni di dollari. Lo ha annunciato di recente l’Environmental Assessment and Enforcement Agency, un’agenzia connessa al Ministero dell’Ambiente peruviano. I 5,7 milioni di dollari vanno a sommarsi ai 10 milioni di dollari già sborsati dalla società e alla multa di 1,25 milioni di dollari per false dichiarazioni.
La Repsol, per minimizzare le colpe, ha omesso numerosi importanti particolari, commettendo una serie di reati gravissimi sulla diffusione di informazioni false, omettendo anche dati fondamentali sul disastro. Inoltre, non è intervenuta tempestivamente per limitare i danni, per contenere la fuoriuscita di greggio e per ripulire le acque.
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Era il 15 gennaio 2022 quando 12 mila barili di greggio si riversavano in mare, lungo le coste del Perù. È stato il peggior disastro ecologico nella storia del Paese, un danno incalcolabile per la fauna marina. Ma non solo, perché nella tragedia furono coinvolte circa 700 mila persone, per svariati motivi.
Il greggio, infatti, ha raggiunto 20 spiagge turistiche. Il disastro ha costretto alla chiusura delle spiagge, abbattendosi inevitabilmente su tutte le attività connesse, come alberghi, locali, abitazioni e le più disparate attività. 5 mila persone hanno visto il proprio lavoro andare in fumo, e hanno dovuto richiedere interventi di sussistenza.
La marea nera ha distrutto 174 ettari di spiaggia, uccidendo migliaia di animali. Tra gli animali uccisi ci sono foche, leoni marini, uccelli di mare, pesci, e una fauna compromessa per chissà quanto. Repsol, all’epoca, si difese dando la colpa all’improvvisa eruzione vulcanica sottomarina avvenuta nel Tonga, che causò onde anomale.
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In realtà, secondo un’indagine di Oxfarm in collaborazione con le autorità peruviane, le fuoriuscite di greggio, nel corso dei decenni, sono state molteplici, tutte dovute a superficialità e imprudenza. Nel frattempo, Repsol ha risarcito tutte le famiglie coinvolte con la fuoriuscita, ma il disastro ambientale, ancora oggi, è ben visibile. Ci vorranno decenni per ripristinare un ambiente sano.