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Giardinaggio

Le sue foglie al vento suonano: come coltivare il Miscanthus sinensis

In natura esiste una pianta ornamentale dalle foglie molto particolari che suonano quando sono mosse dal vento

Miscanthus-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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Il Miscanthus sinensis è una graminacea che ha origini tropicali e subtropicali, ed è diffusa sia in Africa che nel sud-asiatico.  Si tratta della variante più comune  tra le 15 specie di erbacee perenni, appartenenti alla grande Famiglia della Poaceae.

Oggi è diffusa ed apprezzata, non solo per per la sua bellezza, ma è anche rinomata per essere tra le piante da giardino più resistenti al gelo. Inoltre è usata anche come pianta ornamentale da vaso. Si riproduce velocemente, resiste anche in situazioni poco favorevoli in terreni poveri.

Il nome botanico latino Miscanthus ha origini nella parola greca miskos, stelo e anthos, fiore, in riferimento alle tipiche spighette peduncolate che la distinguono. Sinensis invece sta ad indicare la provenienza cinese anche se è presente in altri luoghi come il Giappone, la Corea,  Taiwan e Africa.

Miscanto, Eulalia o Erba argentata cinese, sono i nomi con cui è conosciuta, ed è, certamente, la tipologia più diffusa. Da qui hanno creato una serie di piante ibride, e se ne possono contare circa 200 varietà, con caratteristiche in parte differenti.

Può raggiungere circa 1,5 metri in altezza ed in larghezza, le sue inflorescenze sono  particolari ed uniche, somiglianti a  pannocchie composte da tanti piccoli fiori bianco argentei o giallo arancioni. La radice è un rizoma robusto, il fusto è eretto, le foglie verdi azzurre sono sottili con striature argentee.

Quando sono mosse dal vento emettono un lieve suono. Dopo la fioritura pare avere una cima di piume. È ideale per creare anche delle composizioni secche. Rustica e resistente alla siccità ed al freddo è facile da coltivare seguendo pochi consigli utili.

La Miscanthus sinensis, una pianta ornamentale che suona con il vento

Miscanthus sinensis-Pixabay-OrizzontEnergia.it

Per il vaso scegliamo la giusta varietà che non necessita di troppo spazio per allargarsi. In giardino certamente offre il massimo delle sue potenzialità. Possiamo usarla come pianta decorativa, o come siepe frangivento oppure come divisoria per la privacy.

Abbiamo già detto che tollera le temperature invernali ma alcune specie, come la Giganteus, arrivano persino a meno di 20°, mentre altre temono le gelate, per questo dobbiamo tenerle al riparo utilizzando una buona pacciamatura. La posizione deve essere al sole o a mezz’ombra.

Il terriccio migliore da utilizzare è fertile, torboso, ricco di sostanza organica e soprattutto ben drenato. La concimazione può essere un valido aiuto quando la interriamo, e il periodo migliore è la primavera. Usiamo un complesso naturale ricco in azoto, potassio e fosforo oppure lo stallatico pellettato.

La cosa più originale è la fioritura che in genere avviene tra agosto e fine ottobre. Probabilmente ci è capitato di  ammirarla in alcun giardini. I fiori si raggruppano in piumini che hanno colori vari in relazione alla specie, ma poi finiscono per diventare chiari ed argentei in Inverno.

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Potrebbe essere che tenda ad invadere il posto dove si trova, per questo è bene provvedere alla potatura a fine inverno, prima della ripresa vegetativa. Questa va fatta con gli attrezzi adeguati ed è meglio se usiamo i guanti da giardinaggio perché le foglie potrebbero tagliare.

Resiste anche alla siccità, si può accontentare solo delle piogge, ma durante l’Estate è comunque meglio provvedere all’irrigazione senza esagerare. La riproduzione avviene per divisione. Mettiamo una piccola piantina in un vaso e la lasciamo per un anno, poi potremo metterla a dimora nel posto che abbiamo scelto.

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Se, invece, preferiamo seminare, inseriamo i semi nel terriccio a primavera, tra Marzo e Aprile. Dopo due settimane dovremmo vedere spuntare i primi germogli. Teniamoli al riparo fino alla primavera successiva. Quando vedremo che sono diventate delle piccole piantine resistenti, allora potremo procedere alla messa a dimora in giardino.

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