Sembra che, da recenti studi, l’idroelettrico sia una delle forma di produzione di energia rinnovabile che più piace alle nazioni
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Ancora oggi le centrali idroelettriche ricoprono un ruolo fondamentale nella produzione dell’energia elettrica. Nella maggior parte dei casi, però, non si tratta di idroelettrico sostenibile. Sia le grandi che le piccole dighe hanno un forte impatto sull’ambiente, il clima, gli ecosistemi e le società umane dove sono state costruite.
Secondo uno studio molto approfondito pubblicato su Nature Water, sarebbe possibile generare almeno 5.27 petwattora in un anno. Tale risultato è possibile solo sfruttando l’enorme potenziale di energia idroelettrica sostenibile che ci offre il nostro pianeta.
La ricerca si basa sull’analisi della ricostruzione dei flussi fluviali naturalizzati stimati in 2.89 milioni di fiumi in tutto il mondo, e che potrebbero essere i nuovi siti in cui costruire nuovi impianti idroelettrici. Gli studiosi hanno costruito una rete virtuale tenendo conto delle due tipologie di costruzione che si conoscono oggi.
Un sistema prevede la raccolta dell’acqua attraverso la costruzione di una diga e del suo serbatoio, l’altro, che è quello di derivazione, è dotato di un’unità di generazione elettrica di presa a valle. Contemporaneamente si è tenuto conto degli eventuali impatti ambientali che tali sistemi portano inevitabilmente con sè.
Nella ricerca, infatti, hanno stabilito che una nuova centrale deve mantenere un flusso ambientale in grado di sostenere l’integrità del sistema fluviale a valle e la disponibilità di acqua in ogni stagione, compresi, soprattutto, i periodi di siccità.
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Lo studio ha potuto vedere che il potenziale redditizio nelle zone di Canada, Russia, Ande, Africa meidionale, Indonesia e Papua nuova Guinea è sensibilmente aumentato in questi ultimi 40 anni. Negli Stati Uniti occidentali, in Europa e in Africa centrale, al contario, è diminuito.
In Asia, sull’Himalaya, potenzialmente, si concentrano 2 siti su 3. E anche in Africa, è possibile costruire dei nuovi impianti idroelettrici che abbiano un basso impatto ambientale e, allo stesso tempo, che siano anche economicamente vantaggiosi e tecnicamente fattibili.
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Lo studio ha preso in considerazione aree in cui sarebbe possibile portare avanti questo tipo di progetto. Ha, infatti, scartato tutte quelle zone protette del Pianeta ricche di biodiversità. Per esempio, le foreste, le torbiere, le aree densamente popolate, i territori a rischio terremoto e, naturalmente, dove già esistono dighe e bacini artificiali.
Su un totale di 58 Petwattora che lo studio ha individuato su tutto il pianeta, le zone in cui poter costruire delle centali idroelettriche ne rimangono solo 5.3. In tutto il resto del mondo, o esistono già delle centrali, oppure non è possibile procedere per impedimeni tecnici o, ancora, non conviene farlo per motivi economici.