I fertilizzanti chimici sono uno dei tanti strumenti adottati dalla contemporaneità che più che aiutarci a superare la crisi ambientale la alimentano. Esiste alternativa?
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ENEA, l’Università di Cagliari (il CRS4) e l’Università della Giordania, Mutah University, stanno conducendo in consorzio una ricerca con l’obiettivo di rivoluzionare il mondo dell’agricoltura sostituendo i fertilizzanti chimici con qualcosa di molto particolare.
L’innovazione oggetto della ricerca punta a sostutuire un metodo obsoleto e nocivo per la biodiversità e gli ecosistemi con qualcosa che invece sia in sintonia con le esigenze della natura. Il fine ultimo è il contrasto alla crisi ambientale.
Alla luce degli effetti e delle conseguenze devastanti del cambiamento climatico, ripartire dai metodi impiegazi nella gestione delle risorse agricole è fondamentale, dal momento della coltivazione sino alla vendita. I fertilizzanti assieme ai pesticidi chimici, ovvero ricavati per sintesi di laboratorio, presentano infatti un pericoloso rovescio della medaglia.
Al contempo sanno essere estremamente efficenti e altrettanto nocivi per l’ambiente. Fertilizzanti e pesticidi chimici presenti in commercio arrivano ad impregnare il suolo delle piantagioni e coltivazioni su cui sono impiegati senza che questi sappiano fare una distinzione fra specie buone e specie cattive da annientare.
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Questo è vero soprattutto per i pesticidi che costituiscono una minaccia reale alla biodiversità della zona in cui vengono impiegati. Lo stesso vale per i fertilizzanti, le sostante chimiche che ne costituiscono la formula finiscono nel terreno fino ad arrivare alla falde acquifere, inquinandole.
I fertilizzanti di questo tipo rischiano di inquinare l’acqua e i terreni che si trovano così contaminati per anni e anni. Il progetto di ricerca internazionale intende sostituire la modalità più diffusa di concimazione delle piante con un metodo alternativo e sicuramente in linea con l’ambiente e la natura.
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L’innovativo metodo prevede l’impiego di microrganismi e batteri in grado di incentivare la crescita delle piante nei periodi di maggiore stress idrico. In questo modo si migliorerebbero anche la costituzione del suolo e la redditività della produzione agricola. I fertilizzanti chimici saranno quindi sostituiti sperimentalmente da quelli microbici.
Il progetto, che vede collaborare assime l’università di Cagliari, quella della Giordania e l’ENEA, prende il nome di “Ortumannu” ed è finalizzato, tramite l’impiego di biotecnologie avanzate, a contrastare l’impoverimento dei suoli, la decimazione della biodiversità, l’impiego di fertilizzanti chimici e lo spreco d’acqua.