L’impatto è ora divenuto quantificabile. La resa delle colture del 2020 ha evidenziato come il mondo produca il 3-5% in meno di frutta, noci e verdura rispetto a quanto riuscirebbe a fare e la popolazione di impollinatori fosse al completo. Simile percentuale, apparentemente irrisoria, genera in realtà 427.000 morti l’anno per via del basso consumo di alimenti sani e le malattie associate a questo.
Le malattie da annoverare fra quelle determinate da un’alimentazione scorretta rientrano ictus, alcuni tipi di cancro, diabete e malattie del cuore. I campioni di aziende agricole considerate per lo studio provengono da Asia, Africa, Europa e America latina. Le lacune di reddito sono state registrate proprio su quelle colture la cui buona riuscita dipende dall’operato degli impollinatori.
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L’impollinazione, in buona sostanza, è insufficiente. Impollinazione, alimentazione e mortalità sono collegati da un filo rosso che rischia di fare inciampare la salute della civiltà tutta. Danneggiare le api equivale a danneggiare noi stessi, lo dichiara Harvard. La perdita di produzione alimentare è stata maggiore nei paesi a bass reddito, l’incremento di malattie non trasmissibili, invece, in quelli a medio e alto reddito.