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Tovagliolini del bar, una minaccia per l’ambiente che nessuno immagina

I classici tovagliolini del bar non servono per assorbire liquidi e grassi, in realtà sono trattati con sostanze chimiche: una minaccia per l’ambiente.

Tovaglioli da colazione (Canva) – Orizzontenergia.it

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La scoperta lascia l’amaro in bocca, specialmente in tempi come questi, dove si pone una maggior attenzione all’inquinamento ambientale e alle soluzioni green quotidiane. Eppure, ogni giorno i bar sono riforniti del classici tovagliolini da tavolo e da bancone, utili per assorbire liquidi e grassi (almeno così si pensa). Bè, questa carta per la ristorazione è una minaccia per l’ambiente.

Diciamo la verità, questi tovaglioli, pensati per il consumo al bar o nelle gelaterie, che si prelevano dai dispenser, in realtà non sembrano essere molto utili. La carta non è assorbente e fa anche irritare. Qual è, dunque, il loro scopo? In realtà, non sono pensati per assorbire, ma per non sporcare. Si tratta, infatti, di carta resistente ai liquidi, all’umido e al grasso, non si disgrega e non si sfilaccia. Come è possibile?

Perché i tovagliolini del bar rappresentano una minaccia per l’ambiente

Dispenser tovaglioli da bar (Canva) – Orizzontenergia.it

Non solo evitano di far sporcare tavoli e bancone del locale con pezzettini di carta umida e impataccata, ma evitano anche di far sporcare il consumatore. Decenni fa, i tovaglioli classici avevano mostrato più inconvenienti: si attaccavano al cibo, si sgretolavano e si spargevano ovunque, compresi sui vestiti dei clienti. Allora si pensò a un’alternativa, e così nacquero i tovaglioli anti-assorbenti, che non si attaccano e non si inumidiscono, rilasciando parte di cellulosa.

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La loro invenzione, però, non è stata affatto una buona idea. I tovagliolini del bar sono prodotti con una velina meno assorbente e più resistente, ma la cellulosa viene rivestita da una resina poliammide-epicloridrina (PAE), un materiale plastico che rende la carta impermeabile. In sintesi, la velina subisce una lavorazione chimica, chiamata “goffratura”, ed è a causa di questo processo che la carta non assorbe e fa irritare i consumatori.

Sta ai singoli locali rinunciare a offrire questi tovaglioli, in modo tale da renderli fuori commercio nel breve tempo. E sta anche al cliente rinunciare a prenderli. Questi tovaglioli sono progettati male, non assorbono, non asciugano, non puliscono. Inoltre, sono usa e getta, quindi non possono essere riciclati, e infine contengono composti inquinanti.

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Si smaltiscono nel secchio dell’indifferenziata, contribuendo all’inquinamento. Insomma, meglio portarsi dietro i fazzoletti comuni, oppure richiedere i normali tovaglioli da pasto al commerciante. I tovagliolini del bar, per risolvere una banale situazione hanno generato un danno maggiore all’ambiente e anche una maggiore scomodità per i consumatori. Insomma, sono del tutto inutili.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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