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Il buco dell’ozono sta per chiudersi: ma cosa significa davvero?

È dagli anni ’80 che si parla di buco dell’ozono e della necessità della sua chiusura, ma a che punto siamo arrivati?

Tracciamento del buco dell’ozono negli anni (Immagine GTP)

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A partire dagli anni ’80 si è incominciato a parlare di buco dell’ozono. Lo si sentiva nominare a scuola, durante le lezioni, e nei telegiornali. Talvolta, anche nei film. Poi, a partire dai primi anni 2000, ce ne siamo quasi dimenticati, sommersi da altri problemi ambientali. Ma oggi, nel 2023, a che punto siamo: quando ci sarà la chiusura del buco dell’ozono?

Il recente congresso ambientale da parte dell’ONU ha esaminato varie problematiche affrontate dal pianeta. Si è parlato anche del buco dell’ozono che, secondo gli scienziati, dovrebbe chiudersi tra il 2040 e il 2066. Ma che cos’è il buco dell’ozono e da cosa dipende questo temibile fenomeno? Facciamo un bel ripasso generale.

Chiusura del buco dell’ozono, come sarà possibile?

Buco dell’ozono sull’Antartide nel 1998 (Canva) – Orizzontenergia.it

Il report fornito dall’ONU di recente mette in evidenza un dato positivo in merito alla chiusura del buco dell’ozono. Questa dovrebbe avvenire tra il 2040 e il 2066. Gli ultimi punti a rimarginarsi dovrebbero essere quelli sospesi sui due Poli. Quindi il Polo Nord e il Polo Sud, che sono le due zone più colpite della Terra. Ma che cos’è questo buco di cui si parla da circa 40 anni?

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Si tratta dello strato di ozono che circonda la Terra e che fornisce una protezione dagli agenti esperti nello spazio, tra cui i raggi solari. Il pianeta è circondato dall’atmosfera, questa è composta da vari strati, e tra questi c’è l’ozonosfera, dove si concentra l’ozono, appunto. L’ozonosfera è lo strato più esterno dell’armosfera, seguito dalla stratosfera e poi dalla troposfera.

L’ozono è un gas serra in grado di filtrare i raggi solari e di trattenere il loro calore, rendendo vivibile la Terra. Se non ci fosse questo strato, i raggi solari brucerebbero, inoltre si vivrebbe a temperature glaciali. Ma come si è originato questo buco? Si sono generate delle lacerazioni nello strato protettivo, degli squarci nello strato, dovuti ai composti chimici prodotti dall’industria specializzata nel freddo e dalle bombolette spray di una volta.

Lotta i CFC per chiudere il buco dell’ozono

Causa del buco dell’ozono (Canva) – Orizzontenergia.it

Quindi, frigoriferi, condizionatori, i quali rilasciavano i clorofluorocarburi (CFC). Quando i CFC salgono nell’atmosfera,contatto con i raggi del sole, originano una reazione, sprigionando molecole di cloro. Cloro e azoto scompongono l’ossigeno, innescando una reazione a catena, risucchiando lo strato di ozono. Negli anni ’80 si iniziò a parlare di questo problema.

I raggi solari, a quel punto, facevano paura, c’era il rischio di ustioni e di tumori alla pelle, perciò, nel 1987, giunse il Protocollo di Montréal. Iniziò da allora la lotta ai CFC che, progressivamente, ridusse i danni. Nel giro di pochi anni, i buchi dell’ozono si ridussero notevolmente, fin quasi a chiudersi del tutto. Tra una ventina di anni, la maggior parte de buchi sarà completamente chiusa.

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Tuttavia, il buco dell’ozono è solo una minima parte dei cambiamenti climatici provocati dalle attività antropiche. Occorre concentrarsi, tutti insieme, sui danni che stiamo apportando al nostro pianeta. Solo un’azione sinergica e una presa di coscienza concreta riuscirà a salvarci dalla crisi climatica.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.