E se il pellet si potesse produrre dalla potatura delle viti? Scopriamo insieme se è possibile o meno.
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Negli ultimi mesi il pressante caro energia ha portato tantissime persone a cercare di trovare soluzioni alternative al buon vecchio sistema di riscaldamento a gas.
Una delle soluzioni alternative migliori è la stufa a pellet, una particolare biomassa dalla forma cilindrica che funge da combustibile naturale al 100%.
L’elevata richiesta di stufe a pellet registrata nel 2022, però, ha fatto si che il prezzo del pellet crescesse a dismisura, abbassando di molto il vantaggio di utilizzare un materiale molto meno costoso del gas.
Ma se il pellet si potesse produrre dagli scarti di potatura, ad esempio, delle viti? Vediamo insieme la risposta tanto attesa.
Di recente, uno studio portoghese pubblicato sulla rivista scientifica Agriculture ha messo in discussione se si potesse o meno realizzare del pellet dagli scarti di potatura delle viti.
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Gli scarti di potatura, in effetti, sono uno scarto a tutti gli effetti che viene generalmente buttato e bruciato, senza il minimo utilizzo. Riuscire a realizzare del pellet da questo scarto potrebbe offrire solo un grande vantaggio sotto tutti gli aspetti considerabili.
Per poter rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno analizzato la composizione chimica dei tralci di vite ottenuti dopo la potatura, con l’obiettivo di raggiungere una determinata qualità di pellet.
Le caratteristiche del legno – per far si che possa diventare pellet – ci sono tutte, ma si otterrebbe un pellet di qualità non altissima. Secondo gli standard Enplus, infatti, il pellet ottenuto dalle viti non riuscirebbe di poco a rientrare nelle categoria di pregio, la A1 e la A2, ma rientrerebbe a pieni titoli nella categoria B, un pellet un po’ meno pregiato.
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Tuttavia, rimane un piccolo svantaggio che però va considerato. Nei tralci di viti è presente una determinata quantità di rame che purtroppo è superiore al limite consentito per la produzione di pellet. Questo però non significa che non si possa usare per fare pellet, ma che si potrebbe utilizzare al 25%, unendolo ad altri scarti di legna, come quelli dei pini.