In natura, tutti i gruppi di animali presentano diverse colorazioni, tra cui il verde, il colore predominante, mentre i mammiferi no, come mai?
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Se ci riflettiamo su, ogni gruppo di animali esistente in natura presenta una colorazione verde. Anzi, il verde, molto spesso, è il colore predominante, insieme al marrone, e serve soprattuto per la mimetizzazione. Rettili, insetti, uccelli, anfibi, pesci, tutti possono presentare il colore verde sul proprio manto o sulla pelle. I mammiferi, no.
I mammiferi, a differenza delle altre specie, sono accumunati dal pelo. Tutti i mammiferi hanno un corpo ricoperto da peli, chi più e chi meno. Il colore del pelo deriva soprattutto dai pigmenti, i quali conferiscono la colorazione. I pigmenti sono prodotti da alcune cellule specializzate, chiamate melanociti, che sono presenti nella pelle e nei follicoli piliferi.
Le cellule melanociti possiedono delle strutture chiamate melanosomi, le quali danno poi la colorazione del pigmento. Nel gruppo dei mammiferi, i pigmenti sono melanici, e comprendono una vasta gamma di sfumature, dal rosa al nero, passando per il rosso, il marrone e il bianco. Questa è una caratteristica che fa parte della storia evolutiva della specie, iniziata milioni di anni fa.
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In natura, il pigmento verde più diffuso è la clorofilla, presente in tutte le specie vegetali. Questo serve alle piante per attuare la fotosintesi, cosa impossibile per i mammiferi. La fotosintesi serve, infatti, per recuperare energie e nutrienti attraverso i raggi solari, stando immobili. I mammiferi, invece, cercano attivamente il cibo.
Secondo questo ragionamento, però, anche le altre specie animali non dovrebbero presentare una colorazione verde. E allora, come mai uccelli, pesci, insetti o rettili presentano pelle o piume di colore verde? Per il cosiddetto criptismo, ossia la capacità di mimetizzazione con l’ambiente per confondere i predatori e sopravvivere.
I mammiferi, invece, sviluppano una colorazione della pelle e del manto differente rispetto alle altre specie. Una zebra, ad esempio, bianca e nera, non riesce a mimetizzarsi in un ambiente arido, giallo, verde e marrone, come quello del suo territorio, ma presenta questa colorazione per mantenere in equilibrio la termoregolazione durante l’afoso caldo africano.
Ma non solo, le strisce servirebbero per confondere i predatori. Quando le zebre si muovono in gruppo, disperdendosi nel caos, appaiono ai predatori come una massa bianca e nera che procura vertigini. È una caratteristica che si è evoluta nel tempo, tanto che alcuni pensano che le zebre, in origine, presentassero un manto completamento nero.
Stessa cosa una tigre, dal manto nero e arancione, troppo appariscente rispetto al verde della giungla. Anche in questo caso, la colorazione è di natura biologica. L’occhio degli animali è diverso dal nostro. Le prede della tigre, che sono gli ungulati, come cervi, antilopi, caprioli o cinghiali, percepiscono i colori in modo diverso dall’uomo. Dalla loro prospettiva, catturano varie lunghezze d’onda della luce e hanno una visione dicromatica.
A causa di questa caratteristica, le tigri, ovvero i loro predatori, non si riescono a distinguere nella giungla, apparendo come un’ombra furtiva nel verde. L’unico mammifero che presenta una vaga colorazione verde è il bradipo. Il bradipo ha una pelliccia grigia sfumata di verde, ma come è possibile? In realtà, non il verde non è il colore del suo pelo.
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La verità, scoperta da uno studio approfondito dell’Università del Wisconsin, è che i bradipi sono soliti ospitare alghe tra i il loro manto. Lo fanno per avere cibo sempre a disposizione, essendo molto lenti nei movimenti, e in questo modo non devono andarlo a cercare. Le alghe, coltivate tra i peli, donano una sfumatura verdastra al loro corpo.