Le piante sono intelligenti, non ne sono tutti d’accordo: i perchè dietro il dibattito

Gli alberi, secondo alcuni studi, possiedono una loro intelligenza, ma non tutti gli studiosi sono d’accordo, tu che cosa ne pensi?

piante intelligenti non tutti d'accordo i perchè dietro dibattito
Piante-Pixabay-OrizzontEnergia.it

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Le piante dette anche vegetali, sono organismi uni o pluricellulari. Ci sono centinaia di migliaia di specie come gli alberi, gli arbusti, i cespugli, le erbe, i rampicanti, le succulente, le felci, i muschi, le alghe verdi e molti altri ancora. Le branche della biologia che si occupano del loro studio sono diverse.

Tra quelle più importanti ricordiamo la botanica, la fisiologia vegetale e l’ecologia vegetale. La prima si occupa della sistematica e dell’anatomia, la seconda del funzionamento e la terza studia la loro distribuzione ed i fattori ambientali che la influenzano, nonché le interazioni tra esse ed altri organismi.

Altri ambiti interessano ora gli studiosi, un nuovo campo di ricerca si è inserito tra quelli già esistenti, si tratta della neurobiologia. Di cosa si occupa nello specifico? Cerca di comprendere meglio l’aspetto intelligente delle piante. Nasce nel 2006, quando un gruppo di scienziati pubblica uno scritto, Communication in Plants, neuronal aspects of plant life che ha l’effetto di una bomba.

Gli autori, tra cui anche Stefano Mancuso, oggi direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale all’Università di Firenze, hanno una visione rivoluzionaria. Spiegano che le piante hanno delle capacità che sembravano impensate.

Esse sono capaci di sentire, di reagire a variabili ambientali come la luce, l’acqua, la gravità, la temperatura, la struttura del terreno, le tossine e così via. Potrebbero quindi essere dotate di un sistema che consente loro di elaborare informazioni, attraverso alcuni segnali elettrici e chimici.

Ma le piante sono davvero intelligenti?

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Allo stesso modo dei neuroni e del cervello negli animali. Alcuni colleghi descrivono Mancuso quasi come un profeta, altri come un visionario un po’ troppo sopra le righe. Di certo dispone di un ottimo laboratorio e gruppo di ricerca.

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Non tutti, dunque, erano d’accordo con quanto scritto nell’articolo. A più di dieci anni dalla nascita della neurobiologia vegetale, il dibattito è ancora acceso. Ci fu la reazione di 36 scienziati da tutto il mondo, i quali con una lettera indirizzata alla rivista, esprimevano la loro contrarietà, per loro, del tutto inutile.

Sostenevano che non può esistere un’intelligenza vegetale perché non ci sono nè neuroni nè cervello. Amedeo Alpi, professore di Fisiologia vegetale dell’Università di Pisa, amico, collega e antagonista di Mancuso, sostiene che non c’ è bisogno di parlare di intelligenza.

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Pur riconoscendo ai vegetali una certa capacità di interazione con l’ambiente in cui vivono. Qualcuno sottolinea anche il fatto che fra tutti i ricercatori non c’è nemmeno un neuroscienziato o uno psicologo sperimentale, ossia qualcuno che, nello specifico, studi l’intelligenza. E questo è un vuoto che andrebbe colmato.

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