Si è sempre pensato che nell’Artico ci fosse solo un grande predatore, ma alcuni ricercatori hanno scoperto che non è così
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La regione Artica è davvero un luogo immenso e quasi completamente coperta d’acqua, in parte dolce e in altra parte salata. La prima forma di ghiacciai che costituiscono circa il 20% della fornitura d’acqua dell’intero globo terrestre. La seconda ha alcune parti che rimangono congelate per tutto l’anno, o quasi.
Durante i mesi invernali l’emisfero settentrionale, è uno dei luoghi più freddi e più bui della Terra. Il sole sorge e tramonta una volta nell’arco dell’anno, infatti ci sono sei mesi di luce diurna continua e sei mesi di notte. In questo ambiente la flora e la fauna hanno caratteristiche particolari.
La maggior parte degli animali artici, per resistere al clima severo ed alle temperature, che possono arrivare a -70°C, presentano delle peculiarità. Ad esempio uno spesso strato di grasso sottocutaneo, che serve loro per isolarli dal freddo ed una pelliccia folta, che spesso cambia colore a seconda delle stagioni.
Infatti, il manto bianco che li confonde con il territorio innevato circostante, per difendersi ed attaccare le prede, in primavera diventa marrone per mimetizzarsi con il paesaggio della tundra. E’ il caso dell’orso polare, della volpe, del lupo, della lepre e del gufo.
Scoperto un nuovo predatore marino
Nell’oceano sono presenti uccelli marini, pesci, una grande varietà di cetacei, delfini, squali, foche, trichechi e leoni marini. Le catene alimentari, però sono varie, e spesso una singola specie può far parte di più di una di esse e questo intreccio forma quella che si chiama rete trofica, all’interno dell’ecosistema.
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L’orso polare ha sempre avuto la nomea di grande predatore, sulla vetta rispetto a tutti gli altri. Ma qualcuno ritiene che questo sia un pregiudizio dovuto al fatto che i ricercatori privilegiamo lo studio delle specie pelagiche, ossia quelle che vivono in mare aperto e sul territorio, tralasciando invece quelle bentoniche, che vivono sul fondale.
Un team canadese invece ha ricostruito la rete trofica delle acque intorno a Southampton Island considerando, per la prima volta tutte le specie. Questo ha rivoluzionato il punto di vista classico. La ricerca ha confermato il ruolo di predatore apicale dell’orso.
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In aggiunta, ha anche dimostrato che c’è un gruppo, che fa parte della famiglia delle Pterasteridae, che può fargli concorrenza. Si tratta di stelle marine che si nutrono di bivalvi, cetrioli di mare e spugne. Questa posizione, nella rete trofica artica, è identica a quello del grande mammifero terrestre, e come esso, anche quest’ultime si nutrono di prede vive e di cadaveri.