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Cambiamenti climatici: se si arrivasse ad un punto di non ritorno, non solo svantaggi

Si è sempre detto che il cambiamento climatico dovesse arrivare a un punto di non ritorno sarebbe una tragedia. Ma ne siamo sicuri?

Ghiacciaio – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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Il punto di ritorno del cambiamento climatico è il momento in cui le attività umane hanno prodotto tali livelli di emissioni di gas serra che i loro effetti sul clima diventano irreversibili. In altre parole, è il momento in cui le attività umane l’hanno causato tale che anche se queste attività venissero interrotte immediatamente, il clima continua a cambiare e non torna mai più allo stato originale.

Ad esempio, il punto di ritorno del cambiamento climatico potrebbe essere raggiunto quando i ghiacci artico si sono sciolti al punto che il riscaldamento globale diventa irreversibile, o quando le concentrazioni di gas serra sono aumentate al punto che il livello del mare continua a salire anche se le emissioni di gas serra vengono ridotte.

Gli ipotetici benefici del cambiamento climatico

Scienziato – Pixabay – OrizzontEnergia.it

È importante notare che il punto di ritorno del cambiamento climatico non è un singolo evento o una soglia specifica, ma un processo continuo che si verifica nel tempo. Ecco perché è importante agire il prima possibile per ridurre le emissioni di gas serra e prevenire il raggiungimento di questo punto. Ma si ha davvero la certezza che questo punto di ritorno porti solamente degli svantaggi?

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Il possibile crollo dello scudo glaciale dell’Antartide occidentale potrebbe avere anche degli aspetti positivi sulla Terra. Nonostante la maggior parte degli studi preveda che un cambiamento di questa portata potrebbe scatenare una serie di cambiamenti climatici irreversibili in altri ecosistemi, ci sono anche opinioni differenti. Ad esempio, una ricerca condotta dal PIK di Potsdam nel 2021 ha rilevato che in un terzo delle 3 milioni di simulazioni eseguite, la destabilizzazione dei ghiacci della Groenlandia e del Polo Sud, della corrente del Golfo o della foresta amazzonica, poteva anche causare il collasso degli altri due anche se il riscaldamento globale viene mantenuto al di sotto dei 2°C.

Il nuovo studio

Un recente studio pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters sfida le opinioni correnti. La ricerca suggerisce che lo scioglimento del ghiaccio al Polo Sud potrebbe addirittura stabilizzare l’Amoc, la corrente oceanica del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica. Questo grande sistema di mescolamento delle acque oceaniche, tra le sue altre funzioni, trasporta calore e mantiene temperature stabili in Europa attraverso la corrente del Golfo.

Di solito, per descrivere ciò che accade quando si supera uno dei punti di non ritorno climatici, si fa riferimento all’immagine del domino. Quando una tessera cade, questa destabilizza la successiva e innesca una catena di reazioni simili. Tuttavia, il clima terrestre è un sistema complesso e le interazioni tra le sue componenti sono difficili da prevedere con precisione. Secondo lo studio condotto dall’Institute for Marine and Atmospheric research di Utrecht in Olanda, la caduta della prima tessera potrebbe anche “puntare” un’altra tessera, aumentandone la stabilità.

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La debolezza dell’AMOC è dovuta principalmente all’apporto di acqua dolce nel Nord Atlantico, originato dalla fusione del ghiacciaio groenlandese. Tuttavia, secondo il modello sviluppato dai ricercatori di Utrecht, questa tendenza potrebbe essere compensato da un aumento simile di acqua dolce nell’Atlantico meridionale, derivante dal crollo dello scudo dell’Antartide occidentale.