Il Canada ha presentato un’incredibile progetto che ha lo scopo di salvare l’oceano. Un piano davvero innovati
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Dieci anni fa, un gruppo formato da leader politici, attivisti per l’ambiente e rappresentanti delle nazioni indigene del Canada si è riunito per trovare una soluzione per preservare un’area a rischio di perdere la sua ricca biodiversità animale e vegetale. Dopo molte riunioni, hanno lavorato insieme per creare il progetto “Great Bear Rainforest“, che alla fine ha permesso di proteggere un’area di 6,4 milioni di ettari di foresta, popolata da lupi di mare, salmoni e orsi grizzly.
Naturalmente, al momento non c’era certezza che il progetto sarebbe stato un successo, ma ad oggi possiamo affermare che è stato un grande successo, tanto da attrarre l’attenzione mondiale su come preservare una foresta incontaminata di dimensioni paragonabili a quelle dell’Irlanda. Un progetto tornato in auge questa settimana, quando le nazioni indigene della Columbia Britannica sperano di ripetere il successo ottenuto con il progetto “Great Bear Rainforest” estendendo la protezione anche all’oceano. Il loro obiettivo è ora di creare una nuova rete di aree marine protette, nota come “Great Bear Sea”. Il progetto originale della foresta pluviale ha recentemente attirato di nuovo l’attenzione dei canadesi.
Durante il 5° Congresso Internazionale delle Aree Marine Protette (IMPAC 5) che si è tenuto a Vancouver questa settimana, leader di 15 nazioni indigene, insieme a rappresentanti della Columbia Britannica e del governo federale canadese, hanno presentato un insieme di regole finalizzate a preservare una vasta zona marina lungo la costa settentrionale. Questo corridoio di mare di 1 milione di km2 si estende dall’isola di Vancouver fino al confine tra Canada e Alaska.
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Questo progetto fa parte di un impegno più ampio che mira a proteggere il 30% delle terre e dei mari canadesi entro il 2030. La zona interessata, formalmente nota come bio-regione settentrionale, è stata ribattezzata “Great Bear Sea” per la sua connessione con la vicina “Great Bear Rainforest”. L’obiettivo è quello di garantire una protezione anche a questa vasta area.
Il Ministro dell’Acqua, della Terra e della Gestione delle Risorse della Columbia Britannica, Nathan Cullen, sostiene che sia necessario un cambiamento nella percezione ambientale, per preservare e proteggere il nostro pianeta. Questo richiede un’effettiva partecipazione e una visione a lungo termine, anche se non sempre immediatamente visibile.
Questo accordo rappresenta il risultato di innumerevoli riunioni con gli abitanti delle 15 Nazioni Indigene e di un impegno decennale da parte di queste comunità per tutelare la regione contro ulteriori danni. Gli esperti di biologia marina sottolineano l’importanza delle aree protette per la conservazione e il miglioramento della diversità genetica delle specie marine, elemento cruciale per la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici. La creazione di una rete di aree protette è un passo nella direzione di una regione sostenibile e resiliente. Le comunità costiere, la cui economia dipende dalla pesca di salmone, aringa, alghe e vongole, considerano la loro capacità futura di raccogliere dal mare un fattore determinante per la riuscita.
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Il presidente del Nanwakolas Council e negoziatore principale del piano per la foresta pluviale, Dallas Smith, ha dichiarato che il successo del modello ha conferito alle comunità indigene il potere di rendere i governi responsabili. Attraverso il Great Bear Sea, Smith afferma che le comunità indigene hanno riconquistato non solo le terre, ma anche la narrazione.