I paesaggi forestali intatti sono sempre meno. Un nuovo studio ha individuato la causa di questa rapida estinzione
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Per paesaggi forestali intatti si intendono aree forestali che non sono state significativamente alterate dall’attività umana, mantenendo le loro caratteristiche naturali e la biodiversità originale. In questi paesaggi forestali, la struttura della foresta, la composizione floristica, la dinamica degli incendi e le funzioni ecologiche sono essenzialmente quelle che si sarebbero verificate in assenza di interferenze umane significative.
Questi paesaggi sono importanti habitat per la fauna selvatica, che a loro volta contribuiscono alla conservazione della biodiversità. La conservazione dei paesaggi forestali intatti è un obiettivo importante per la gestione sostenibile delle foreste e la protezione dell’ambiente naturale. Ma queste stanno sempre diminuendo. Il motivo è incredibile.
Paesaggi forestali intatti verso l’estinzione
Le foreste vergini rimanenti sono devastate dalle complesse reti globali di approvvigionamento di legno, minerali e petrolio. La produzione per l’export sui mercati globali rappresenta oltre un terzo della perdita di paesaggi forestali intatti (IFL) in tutto il mondo. Questa percentuale è paragonabile a quella attribuibile all’espansione delle attività agricole, il cui impatto solitamente riceve maggiore attenzione.
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Uno studio pubblicato su One Earth ha messo in luce l’importanza delle catene di fornitura nella perdita di paesaggi forestali intatti. Il termine si riferisce a estese aree di foreste incontaminate e di lunga crescita che superano i 500.000 ettari, e quindi non sono state toccate dalle attività umane e possono ospitare un alto grado di biodiversità.
La stragrande maggioranza degli IFL si trova nella zona tropicale, rappresentando circa il 20% della copertura forestale. Tuttavia, questi paesaggi forestali intatti svolgono un ruolo cruciale per il clima, poiché sono responsabili della conservazione del 40% del carbonio presente in questo bioma. Nel complesso, se si considerano le foreste vergini in tutte le latitudini, negli ultimi 22 anni l’estensione di questi habitat naturali si è ridotta del 7,2%, equivalente a una perdita di 1,5 milioni di chilometri quadrati, ovvero cinque volte l’area dell’Italia.
Secondo gli autori, la perdita di circa il 30% delle foreste vergini è causata dalle catene di approvvigionamento che estraggono risorse principalmente dalla Russia, dal Canada e dai paesi della fascia tropicale, con Brasile e RD Congo al primo posto, e hanno il loro sbocco in Cina, negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. Il prodotto singolo che ha un impatto maggiore è, come ci si può aspettare, il legno. In questo 30%, infatti, il taglio di legname per l’export rappresenta circa la metà (51%), mentre un quarto (il 26%) è legato a petrolio e gas.
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Gli autori sostengono che “evidenziare i legami tra la perdita di foreste vergini a livello regionale e i prodotti acquistati in altri paesi mostra come le catene di approvvigionamento globali di varie materie prime influenzino gli ecosistemi forestali di tutto il mondo“- scrivono gli studiosi – “Considerando l’eccezionale valore dei paesaggi forestali intatti per la conservazione, questa prospettiva può anche rivelare le forze che guidano le emissioni di carbonio e la perdita di biodiversità“.