Idrogeno e nucleare. Una coppia che sembra non essere sostenibile. Ma invece, secondo quanto riferito dall’UE, lo è
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L’idrogeno verde è un tipo di idrogeno prodotto utilizzando fonti rinnovabili di energia, come l’energia solare o eolica. Viene prodotto attraverso un processo noto come elettrolisi dell’acqua, che utilizza energia elettrica rinnovabile per separare le molecole di acqua in idrogeno e ossigeno. A differenza dell’idrogeno grigio, prodotto utilizzando fonti di energia non rinnovabile come il carbone o il gas naturale, e dell’idrogeno blu, prodotto utilizzando fonti di energia non rinnovabile ma con la cattura e lo stoccaggio della CO2, l’idrogeno verde non produce emissioni di CO2 durante la sua produzione e utilizzo.
L’idrogeno verde viene considerato una risorsa promettente per la decarbonizzazione dell’economia, poiché può essere utilizzato come combustibile pulito in vari settori, come ad esempio nei trasporti, nella produzione di energia e nell’industria, sostituendo combustibili fossili e riducendo le emissioni di gas serra. Tuttavia, la produzione di idrogeno verde è ancora costosa e richiede maggiori investimenti in tecnologie e infrastrutture per diventare un’alternativa competitiva alle fonti di energia fossile.
Ma arriva una bella notizia: L’Unione europea potrebbe produrre idrogeno verde anche attraverso l’energia nucleare, come suggerito tra le possibili opzioni nella bozza di regolamento tecnico presentata dalla Commissione europea per stabilire gli standard dell’idrogeno rinnovabile. Questa soluzione fa parte degli sforzi dell’Unione europea per promuovere la transizione verso un’economia più sostenibile, in linea con gli obiettivi del Green Deal.
Le aziende europee ad alta intensità energetica, in particolare quelle del settore siderurgico, stanno cercando di ottenere idrogeno a basso costo. La Commissione europea sta valutando l’idea di creare una Banca dell’idrogeno, mentre l’Fondo per l’innovazione dell’ETS ha stanziato 800 milioni di euro per sostenere la prima asta a premio fisso per la produzione di idrogeno verde. La Francia, che sta cercando di promuovere l’uso dell’energia nucleare per produrre idrogeno verde, si è attribuita il merito di una “grande vittoria” nella bozza di regolamento tecnico della Commissione europea. Il ministro francese per la Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, ha fatto pressioni per valorizzare il nucleare nazionale e ha ottenuto il riconoscimento dell’idrogeno prodotto con l’energia nucleare, attualmente noto come “idrogeno viola”.
La Commissione europea ha impiegato più di sette mesi per stilare gli atti delegati sulla “addizionalità”, ovvero i criteri per garantire che l’approvvigionamento di idrogeno nell’UE aumenti in modo sostenibile attraverso l’uso di fonti rinnovabili. Questo è dovuto alla complessità della questione, che richiedeva una soluzione equilibrata. Secondo la Commissione, l’uso di energia nucleare per produrre idrogeno non verrà considerato rinnovabile, ma a basse emissioni di CO2. Tuttavia, Parigi sottolinea che questa è solo una “sfumatura” senza grande peso.
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Secondo lo staff di Pannier-Runacher, i criteri stabiliti dalla Commissione riconoscono alla Francia e alla Svezia di avere i sistemi elettrici più decarbonizzati in Europa, eliminando la necessità di ulteriori capacità di rinnovabili per produrre idrogeno pulito. Parigi ora chiede che questa stessa logica sia applicata al negoziato in corso sulla nuova direttiva rinnovabile, attualmente bloccata a causa della mancanza dell’atto delegato sull’idrogeno rinnovabile. Tuttavia, la proposta di eliminare la distinzione tra fonti rinnovabili, pulite e a basse emissioni non è gradita in Germania e in Spagna.
Il progetto H2Med, che prevede la realizzazione di un gasdotto per il trasporto di idrogeno tra Portogallo, Spagna, Francia e Germania, è ancora sulla carta ma si trova già in difficoltà. Organizzazioni non governative e industrie stanno cercando di guardare oltre. “Garantire la produzione di idrogeno rinnovabile da fonti supplementari di elettricità rinnovabile è stata una questione chiave negli ultimi anni – afferma Marta Lovisolo della Fondazione Bellona – Sebbene l’elettricità nucleare possa essere considerata rinnovabile, siamo contenti che l’addizionalità sia comunque una parte essenziale dell’atto delegato”.
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“Una regolamentazione imperfetta è meglio di nessuna regolamentazione – afferma Jorgo Chatzimarkakis dell’associazione di settore Hydrogen Europe – finalmente c’è chiarezza per l’industria e gli investitori e l’Europa può dare il via al mercato dell’idrogeno rinnovabile“.