L’industri italiana della ceramica è già pronta al cambiamento, da anni è attenta all’ambiente e alla sostenibilità
PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM
L’Italia è famosa nel mondo per molti motivi. Una delle principali fonti di guadagno è data dal turismo. Le nostre bellezze geografiche, le piccole cittadine medievali, le isole con il loro mare cristallino e le città d’arte. La nostra ricchezza storica e culturale è inestimabile. Altra fonte è data dal settore della moda, degli accessori e da quello industriale. Una penisola piccola, ma ricca di talenti e creatori.
Oggi parleremo della produzione di cermiche. Il termine deriva dal greco antico Kéramos, che significa argilla, terra da vasaio. Un materiale conosciuto fin dall’antichità ed utilizzato, principalmente, per la produzione di utensili da cucina. Con il tempo e con la scoperta di altri metodi di lavorazione, si è arrivati alla produzione delle pistrelle impiegate per piastrellare pavimenti, cucine e bagni.
Nasce, quindi, da materie prime che si trovano in natura e, dopo averle impastate, l’industria le trasforma nelle tantissime tipologie di ceramiche che oggi ritroviamo nelle nostre case. L’Italia, oggi, è considerata dal Consiglio Nazionale Ceramico leader del commercio internazionale. Copre una quota del 35% sia per volume che per valore, grazie ai suoi centri di affermata tradizione ceramica.
Già a partire dagli anni ’70 alcune realtà ceramiche italiane orientavano la propria produzione con particolare considerazione all’impatto ambientale. Un periodo in cui di sostenibilità non si parlava, la loro visione era già oltre. Un’azienda emiliana, in particolare, incentrava la sue lavorazioni prestando attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto.
E’ necessario partire, infatti, dalla scelta delle cave da cui si estrae la materia prima, dalla vicinanza all’azienda di lavorazione e dal trasporto. Con il tempo le scelte si sono fatte ancora più attente. Come il riciclo delle acque piovane e d’irrigazione, necessarie per la produzione del gres e l’aggiunta nelle miscele delle pistrelle scarti industriali riciclabili sia crudi che cotti.
L’industria italiana delle ceramiche, attenta all’ambiente già da molti anni
Gli impianti di depurazione hanno anche permesso di abbattere del 90% le emissioni di piombo e fluoro durante la produzione e del 99% delle polveri sottili. Nel 2021 era stato approvato e pubblicato un documento nel quale erano stati definiti i parametri per la produzione sostenibile delle piastrelle.
La norma ISO 17889-1:2021, presentata lo scorso anno in occasione del Cersaie, Ceramic tiling systems – Sustainability for Ceramic Tiles and Installation Materials, nella prima parte tratta proprio delle caratteristiche del prodotto. I requisiti da rispettare obbligatoriamente sono 15 e sono quelli che fanno riferimento all’Agenda 2030 dell’ONU.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Caffetteria unica al mondo, a Bangkok vengono utilizzati solo materiali di riciclo
Sembra che l’industria italiana non sia stata colta di sorpresa. Il lavoro svolto da molte aziende ceramiche è all’avanguardia. Negli utlimi anni sono state prodotte ceramiche che, oltre ad avere un basso impatto ambientale nel loro ciclo produttivo, contribuiscono addirittura a neutralizzare l’inquinamento atmosferico assorbendolo.
Si tratta di piastrelle rivestite con biossido di titanio, un composto metallico fotocatalitico. Sperimentate per la prima volta in Giappone, e posate sulle pareti degli edifici fronte-strada, hanno contribuito all’assorbimento dell’inquinamento prodotto dalle macchine, dal riscaldamento e dalle fabbriche.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Superbonus, arriva lo stop della cessione del credito: cosa significa
Si autopuliscono e i colori rimangono inalterati nel tempo. Questo grazie proprio al fenomeno della fotocalisi che produce un processo di ossidazione in grado di decomporre le sostanze organiche e inorganiche presenti nell’aria rendendole innocue. L’azione che permette questo processo è data dalla luce del sole e da quella artificiale.