Stop probabile dal 2025 per le caldaie a gas: come non farsi cogliere impreparati

Per chi ha una caldaia a gas sembra stiano arrivando tempi non piacevoli, meglio non farsi cogliere impreparati

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Le emissioni globali di CO2 nel 1990 erano di 21,4 miliardi di tonnellate. Nel 2015 siamo arrivati a quota 36 miliardi. L’incremento di circa 2 ppm all’anno è legato principalmente all’uso di combustibili fossili che attualmente sono la principale fonte energetica sfruttata dall’umanità.

Queste sono sostanze organiche che si trovano sottoterra e che sono state create in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio. Derivano dalla trasformazione di organismi vegetali, aquatici unicellulari, come i protozoi e le alghe azzurre, o animali, nell’arco di un lungo periodo di tempo. Si tratta dei giacimenti di carbone, di petrolio o gas.

Visto l’innalzamento dell’inquinamento dovuto al biossido di carbonio, il cambiamento climatico e l’aumento delle temperatura è necessario trovare nuove modalità energetiche ecosostenibili. La Commissione europea si sta muovendo per arrivare entro il 2030, al taglio del 55% delle emissioni rispetto al 1990.

Gli obiettivi sono quelli di fermare la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Disporre più tasse sui combustibili fossili e quote di scambio anche per i settori dell’aviazione e marittimo. Si tratta di quotazioni monetarie delle emissioni ed il commercio di esse tra diversi Stati, al fine di rispettare i vincoli ambientali imposti dal protocollo di Kyoto.

Possibile stop all’acquisto di caldaie a gas

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Nella direttiva si comprendono anche i trasporti stradali e gli edifici. Il principio è, chi inquina di più paga di più. Alla frontiera si aggiunge una carbon tax per stroncare le importazioni inquinanti ed evitare la delocalizzazione in fuga del green. Per quanto riguarda le nostre case, il primo passaggio del progetto normativo si direziona verso il sistema di riscaldamento.

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La maggior parte di noi usa il gas, ossia un combustibile fossile e questo sarà progressivamente eliminato. Entro il 2025, infatti, invece si vuole bloccare completamente l’ installazione di questi impianti. Dall’anno prossimo dovrebbe interrompersi anche la sovvenzione statale per l’acquisto di questo tipo di caldaie. Dovranno essere sostituite con apparecchiature meno inquinanti.

Quindi tutti i nuovi edifici, e gli immobili in ristrutturazione, non avranno questo tipo di riscaldamento. L’obiettivo dell’UE è quello di rendere le case degli europei efficienti e sostenibili. Il settore energetico, dunque, subirà una serie di accorgimenti mirati, così come previsto nell’ultima direttiva redatta dalla Commissione parlamentare europea per l’industria, la ricerca e l’energia.

Questa sarà vagliata, il mese prossimo, dal Parlamento riunito in seduta plenaria. Nel caso in cui verrà confermata definitivamente, tutti gli Stati membri dovranno adeguarsi alle norme, di efficienza energetica e sostenibilità ambientale entro due anni. Nella bozza vi sono anche indicati sistemi alternativi a basso impatto, quali impianti ad idrogeno o ibridi, ossia inclusivi di pompa di calore.

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In Italia si tende alla riqualificazione energetica degli edifici. Ci sono incentivi statali per acquistare apparecchiature di nuova tecnologia in classe A e ricevere un’agevolazione fiscale del 65%. Le pompe di calore godono di altri sgravi, come l’Ecobonus, il Bonus Casa e il Conto Termico. Per i nuovi interventi, invece, ricordiamo che non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura.

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