L’acqua scarseggia, il cambiamento climatico avanza, la geopolitica mondiale cerca riparo. Approfondiamo il tema facendo luce sulle direttive dei diversi paesi.
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La crisi climatica ha portato come grave conseguenza la siccità soprattutto nei paesi in via di sviluppo, quelli, cioè, a cui il sistema di produzione contemporaneo aveva già tolto tanto, quasi tutto.
Se nei decessi passati le guerre mondiali erano determinate da materiali come petrolio o altri fattori, oggi è l’acqua a rappresentare il bottino di guerra più agognato.
La risorsa più richiesta e ricercata è l’acqua, lo raccontano le stime e i rapporti raccolti dal 2010 in poi che denunciano l’incremento dei conflitti mondiali legati alla mancanza di risorse idriche. Quelli di cui stiamo parlando sono conflitti esplosi non troppo in sordina che potrebbero presto trasformarsi in potenziali guerre.
Il rapporto dell’Unesco del 2019 ci aveva messo in guardia su un simile pericolo. I conflitti registrati per l’oro blu fra il 2000 e il 2009 sono state 94, un numero esorbitante. Tra il 210 e il 2018 sono invece triplicate sino a raggiungere il numero di 263. I dati parlano di un incremento tanto incredibile quanto allarmante.
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Yemen, Pakistan, India, Egitto, Kirghizistan e Tagikistan sono le aree rosse in cui potrebbero scoppiare nuovi potenziali conflitti per la mancanza di risorse idriche. Esiste tuttavia un soggetto sorto in ambito internazionale che coinvolge le nuove generazioni verso una cooperazione a livello internazionale.
Per la cooperazione internazionali i giovani saranno, cioè, essenziali. Il progetto prende il nome di Gestione sostenibile delle risorse idriche ed è portato avanti dalla DSC in cooperazione con il WWF. L’obiettivo è quello di ridurre gli sprechi di acqua e una più equa ridistribuzione del bene primario per evitare conflitti internazionali.
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I temi trattati dall’associazione internazionale coinvolgono l’agricoltura e la sostenibilità ambientale, la gestione delle risorse idriche, la sicurezza alimentare, la migrazione e la tutela dei diritti umani, salute, buongoverno e parità di genere, cambiamenti climatici e ambiente, la prevenzione, infine, delle catastrofi, l’aiuto emergenziale ai paesi in difficoltà e la ricostruzione del benessere planetario.