Plastica e lo studio di una nuova tecnologia per riciclarla efficientemente: vediamo insieme il procedimento innovativo tecnologicamente avanzato
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La plastica risulta da sempre essere uno dei materiali più inquinanti rilasciati sul Pianeta. Un materiale moderno che ha origini antiche collocabili alla fine dell’Ottocento quando l’inglese Parkes sviluppa un primo tipo di celluloide, brevettata poi anni dopo dai fratelli Hyatt. Il boom si ha nel Novecento, 1912, l’anno del cellophane, come nuovo materiale flessibile, trasparente e impermeabile e da allora un successo irrefrenabile.
Gli anni successivi vedono una grande crescita tecnologica con applicazioni sempre più sofisticate ed impensabili, ma l’inquinamento causato da questo materiale, con la dispersione e l’accumulo, causa problemi all’habitat di fauna e flora, così come l’aria, il suolo, i fiumi, i laghi e l’oceano. La rilevanza di questo fenomeno è strettamente legata all’economicità della plastica e quindi dalla sua capillare diffusione, oltre alla sua persistenza considerevole nel tempo.
Un nuovo metodo per riciclare meglio la plastica
Arriva da una collaborazione tra Germania e Stati Uniti un nuovo studio sullo sviluppo di una tecnica che va a rompere i legami tra le molecole della plastica. Sono infatti gli scienziati dell’Università tecnica di Monaco e del Pacific Northwest National Laboratory ad avere ideato un processo innovativo per il riciclo dei materiali plastici.
Obbiettivo ridurre l’inquinamento sistematico del Pianeta causato dal rilascio delle plastiche. E per ottenere questo si è arrivati a sviluppare una nuova tecnica atta a rompere i legami esistenti tra le molecole che compongono la plastica. In questo modo si riconfigura il rifiuto di plastica come una risorsa di materiale durevole e di combustibile.
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Il processo di rottura
Considerando che nel mondo vengono prodotti e accumulati 360 milioni di tonnellate di plastiche se si riuscisse a riciclarne almeno la metà si otterrebbe un enorme e rilevante risultato sostenibile. Il processo sviluppato prevede una fase iniziale di rottura delle molecole ed una successiva di conversione in combustibile liquido. Nei passaggi protagonisti i catalizzatori di alchilazione, una reazione chimica che determina uno scheletro carbonioso della molecola scomposta.
Ecco che tale reazione, innescata dopo la rottura, consente di scindere e dividere le molecole plastiche in modo molto più efficiente, ottenendo una ricomposizione molecolare mirata e non più incontrollata. L’arma che contiene i costi è la bassa temperatura utilizzata, circa 70 gradi centigradi.
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Una soluzione pragmatica che andrebbe a implementare positivamente la gestione dei rifiuti plastici, imprimendo una svolta nel ciclo di riciclo della plastica a bassa densità. I prodotti su cui il processo rileva ottimi risultati sono la resina, le pellicole, le bottiglie e il polipropilene. Il basso costo e la maggior efficienza aprono nuovi scenari ad un nuovo ciclo di vita della plastica ed alla sua progressiva riduzione ambientale.