L’artemisia, la pianta sacra legata alla dea Artemide, ai viaggiatori e alle donne, un perfetto connubio tra salute e magia
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Le leggende ed i misteri che circondano l’artemisia sono molti. A partire dall’origine del suo nome. Alcuni lo attribuiscono ad Artemide, la dea della caccia, delle foreste e degli animali. Figlia di Zeus e di Latona e sorella gemella di Apollo, era rappresentata con in mano arco e freccia e le ninfe al suo fianco.
Altra teoria è quella per cui il nome derivi dal termine artemes, cioè sano o in buona salute. E’, infatti, un arbusto noto fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche e magiche. E’ una pianta perenne che cresce spontaneamente in natura e che appartiene alla Famiglia delle Asteraceae.
Proprio per il suo profondo legame con la dea, era considerata una pianta sacra. Artemide era anche la protettrice delle strade, degli incroci e dei viandanti che li attraversavano. Era, infatti, usanza, portare un qualche rametto di artemisia in tasca o nelle scarpe per proteggersi durante il proprio cammino.
Artemisia, l’erba dei viaggiatori dai poteri magici
Nel libro sulle erbe di Santa Ildegarda si legge una sua ricetta preparata con l’artemisia:
“Si cuocia del vino con il miele e si aggiunga il succo prodotto. Si beva questa bevanda a giorni alterni a colazione, da maggio ad ottobre: scaccerà la malinconia e la debolezza dei fianchi, renderà gli occhi limpidi. Rafforzerà il cuore, i polmoni, riscalderà lo stomaco, facilitando la digestione e purificando l’intestino“.
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Era considerata la pianta delle donne per alcune delle sue proprietà terapeutiche. L’infuso era spesso consigliato a chi aveva problemi di sterilità, per i dolori mestruali o per regolarizzare il ciclo. Ed era una delle erbe preferite dalle streghe. Veniva raccolta nella notte di San Giovanni per scongiurare tutti i mali. Utilizzata come imbottitura dei cuscini, favoriva i sogni profetici.
Tornata alla ribalta probabilmente per la sua comparsa nell’ottavo capitolo di Harry Potter e la pietra filosofale dove aveva proprio lo scopo di proteggere i viaggiatori, in realtà è un’erba molto preziosa. I greci la bruciavano durante le loro cerimonie religiose per invocare gli dei. I romani intrecciavano corone per allontanare la sfortuna.
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Ma era usata anche per migliorare la digestione, i disturbi del sonno e come calmante.Oggi, in ambito omeopatico ci aiuta in caso di dermatosi e, in forma preventiva, per aiutare il fegato nelle sue normali funzioni. In Cina, nella loro tradizionale medicina, è un rimedio molto utile in caso di febbre e di disturbi legati al tratto gastrointestinale.