La batteria carbonio-ossigeno è stata concepita dalla NASA per le missioni nello spazio, ma potrebbe essere utilizzata anche sulla Terra: vediamo di cosa si tratta
PER TUTTI GLI ALTRI AGGIORNAMENTI SEGUICI SU INSTAGRAM
La ricerca spaziale è all’avanguardia e si è concentrata su tecnologie tali da supportare la vita degli astronauti nello spazio. Ma le invenzioni tecnologiche avanzate sono spesso state declinate anche per usi terrestri. Esempi noti sono lo schermo piatto o il materasso memory foam, nati per facilitare la permanenza nel cosmo, ma poi “sbarcati” sulla Terra.
Lo spazio rappresenta un settore fondamentale, con ricadute sull’economia, grazie al trasferimento di tecnologie dallo spazio alla terra e viceversa. Una quantità di cose della nostra vita quotidiana dipende dallo spazio e dalla ricerca ad esso collegata. Lo spazio è infatti sinonimo di progresso, di miglioramento della qualità della vita e la ricerca messa a punto per l’esplorazione spaziale può avere applicazioni anche sul nostro Pianeta.
Batterie a carbonio-ossigeno ad uso terrestre
L’ultima innovazione tecnologica che arriva proprio dalla ricerca spaziale, in particolare dalla NASA, è la batteria carbonio-ossigeno. Si chiama MOXIE e nasce da un esperimento all’interno di una più ampia missione Perseverance su Marte. Obbiettivo trasformare l’atmosfera di Marte in atmosfera respirabile. Scopo raggiunto brillantemente da MOXIE, che potrà fornire ossigeno ad un’ipotetica futura base sul pianeta rosso.
Ma il fatto stesso di aver sviluppato una tecnologia in grado di consentire la vita su altri pianeti, ha portato gli ingegneri spaziali a pensare di veicolarla anche per altri usi terrestri. La cella a combustibile può infatti divenire un generatore e contemporaneamente un dispositivo di accumulo energetico, nell’ambito della transizione energetica che la Terra sta aspettando.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE>>>Batterie ad aria compressa: cosa sono e perché sono un esempio di sostenibilità
Prerogative e funzionamento
La batteria alimentata da carbonio-ossigeno si compone di due serbatoi di gas pressurizzati, regolatori di pressione, compressori e una cella elettrolizzatrice di ossido solido. La ricarica viene effettuata applicando tensione alla cella che divide letteralmente la CO2 in carbonio e ossigeno, immettendo tale miscela in un secondo serbatoio. Il funzionamento avviene grazie alla miscela di gas che arriva nella cella, ricomponendosi generando CO2 e elettricità.
Uno degli ingegneri della NASA, come ci dice il sito futuroprossimo.it, Chris Graves si è reso conto immediatamente delle potenzialità del progetto. Per questo motivo, una volta uscito dalla NASA, ha fondato la startup Noon Energy ed ha sviluppato le batterie carbonio-ossigeno per uso terrestre e per l’immissione sul mercato globale.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE>>>Batterie per auto elettriche, la nuova invenzione degli scienziati
La strada di Noon Energy prevede la commercializzazione delle batterie carbonio-ossigeno entro il 2025. La batteria presenta infatti notevoli punti a favore per lo sviluppo su larga scala a basso costo. Anche perché non utilizza metalli pesanti ed il suo funzionamento di stoccaggio avviene in gas naturali. Prerogativa della nuova tecnologia è quella di avere un bassissimo impatto ambientale che è sempre stato il punto debole di ogni tipo di batteria di vecchia generazione.
I dati che emergono, confrontando altri dispositivi, parlano di un 90% in meno di costi e di una densità energetica tre volte superiore a quella relativa alle altre batterie sul mercato, triplicandone di fatto l’autonomia. Il costo risulterebbe quindi di circa un terzo rispetto a quelli degli altri dispositivi. Naturalmente presentano degli svantaggi rispetto al loro utilizzo nei veicoli elettrici, ma sembrano invece performanti per l’accumulo energetico domestico e non, sempre a bassissimo impatto ambientale