Lago di Varese, divieto balneazione: minuti contati per salvarlo

Da troppi anni oramai in tutto il lago di Varese vige il divieto di balneazione. E’ importante però salvarlo prima che sia troppo tardi

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Lago di Varese – Pixabay – OrizzontEnergia.it

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Il Lago di Varese è un lago prealpino situato nella Lombardia settentrionale, in Italia. Si trova nella provincia di Varese, ed è il secondo lago per estensione della regione Lombardia dopo il Lago di Como. Il lago si estende su una superficie di circa 14 km² e la sua profondità massima è di circa 27 metri.

Lo specchio d’acqua è circondato da colline e montagne, tra cui il Monte Campo dei Fiori e il Sacro Monte di Varese, un sito UNESCO del patrimonio mondiale. Il lago è alimentato da diversi corsi d’acqua, tra cui il torrente Bardello e il fiume Giona, e sfocia nel fiume Olona. Ed essendo a poco più di 60 km da Milano è stato per molti anni un punto di riferimento per i meneghini che erano soliti frequentarlo. Ma da troppi anni vige il divieto di balneazione. Una situazione che deve essere risolta il prima possibile.

Lago di Varese, il tempo stringe per salvarlo

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Lago di Varese – Pixabay – OrizzontEnergia.it

Dal 1950 su tutto il lago di Varese – nonostante le tante attività sportive – vige il divieto di balneazione. Il motivo? La presenza di alcuni fenomeni come il cambio di colore del lago – da trasparente a verdognolo e la formazione di alghe. I pesci, poi, hanno iniziato a morire e l’acqua è diventata torbida. Ma cosa ha causato questo divieto?

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Facile. Quasi scontato purtroppo. I tanti scarichi delle fogne dei comuni che gettavano, liberamente, direttamente nel lago. E quest’azione ha portato alla formazione di una patina verde. Questa ha un nome preciso. Si chiama Eutrofizzazione. Ma che cos’è? Si tratta dell’eccessivo aumento di alcune sostanze, su tutte azoto e fosforo, rilasciati dagli scarichi urbani e industriali. Questi, a contatto con l’acqua, hanno la stessa funzione del concime e contribuisce al prolificare di cianobatteri. Ovvero quelli che vengono, erroneamente, chiamati alghe.

Con questo effetto questi batteri si riproducono in maniera molto veloce colorando l’acqua di verde e la poca amata melma sulla superficie. E proprio questa limita l’ossigeno presente nell’acqua. La conseguenza? Tutto quello che ricopre è destinato a morire. Ma non è finita qui, perché i cianobatteri producono anche delle sostanze tossiche per gli umani.

Eutrofizzazione sul lago di Varese: quale destino?

Per capire se il lago di Varese potrà tornare al suo antico splendore è importante essere a conoscenza che l’eutrofizzazione è un processo naturale di tutti laghi. Ma, a seguito delle sostanze scaricate nelle fogne, hanno velocizzato il processo in pochi anni rispetto ai migliaia necessari, soffocando repentinamente tutto il lago.

Ma come mai tutto questo inquinamento nelle acque? Laghi e fiumi, al loro interno, sono ricchi di alcuni batteri capaci di nutrirsi dei rifiuti. Purtroppo però, in quella che sembrava un’equazione perfetta non è stato calcolato l’aumento della popolazione e della attività industriali intorno al lago. E nonostante i primi segni dati dal lago, con la moria di pesci, i vari comuni sono rimasti a guardare.

Facendo sfuggire la situazione di mano. Anche perché non c’era una legge che regolasse la situazione. Infatti la prima legge regionale è del 1974. Questa aveva lo scopo di regolare lo scarico nelle acque dei rifiuti. Eliminando, dunque le cause di inquinamento. E quando hanno capito che la situazione era davvero insostenibile, hanno valutato i possibili interventi.

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Ma le “cure” proposte per il Lago di Varese non erano condivise a causa interessi contrapposti a causa dei fondi, l’inesperienza delle amministrazioni. La conseguenza? Il dibattito è durato per troppo tempo. In 70 anni naturalmente non sono mancati gli interventi per curare il lago che però si sono rivelati parzialmente efficaci. Infatti per risolvere in maniera definitiva il problema, e salvare le acque del lago di Varese è fondamentale rimuovere gli scarichi abusivi ancora presenti.