In Veneto c’è una zona rossa popolata da centinaia di famiglie e dove sono state registrate sostanze inquinanti: qui si vive senza acqua pulita.
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In Veneto esiste una zona rossa che non ha nulla a che vedere con la pandemia, ma con un altro tipo di problema. In questa vasta area, infatti, non c’è acqua pulita, e le fognature sono tutte contaminate da sostanze inquinanti perfluoroalchiliche, ossia le Pfas, che impediscono a centinaia di famiglie di avere una vita dignitosa.
A distanza di dieci anni dalla scoperta, Greenpeace Italia denuncia una situazione non più sostenibile. Impedire alle famiglie l’accesso all’acqua pulita nell’acquedotto è intollerabile, specialmente nel 2023 e in Italia. Secondo i dati ufficiali della Regione Veneta, nella zona rossa vivrebbero circa 18 mila residenti non allacciati alla rete acquedottistica.
Greenpeace si è schierata dalla perte dei cittadini. Numerose persone sono esposte e a rischio salute, non solo non possono bere l’acqua di rubinetto, ma non dovrebbero nemmeno mangiare verdure e frutta coltivata nella zona. Le analisi del sangue effettuata su alcuni residenti parlano chiaramente: i Pfas danneggiano la salute, provocando seri danni all’organismo.
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Le sostanze Pfas non solo si assorbono tramite l’acqua o con il consumo di cibo coltivato, ma si respirano quando c’è nebbia. L’allarme viene lanciato anche dal CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche. I Pfas sono composti chimici utilizzati dalle industrie per rendere impermeabili all’acqua e ai grassi i prodotti realizzati.
Queste sostanze risalgono agli anni ’50, generate per impermeabilizzare i tessuti. Nel corso del decenni, però, si è scoperto che sono sostanze fortemente dannose, poiché alterano i processi dell’organismo, incidendo sugli ormoni, e provocando diversi danni allo sviluppo di corpo e organi.
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Ma non solo, perché i Pfas influenzano anche il sistema nervoso, hanno il loro peso sulla fertilità e sulle funzioni cellulari. La situazione non è più tollerabile, i cittadini sono disperati, ma la Regione Veneto non si muove. Nonostante le tante segnalazioni nel corso degli ultimi dieci anni, nulla è stato fatto per bonificare l’area. Bisogna intervenire tempestivamente per evitare gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini.