La siccità preoccupa ora che siamo all’orizzonte del periodo più importante per l’agricoltura: andiamo a vedere cosa sta succedendo
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I cambiamenti climatici stanno di fatto stravolgendo il Pianeta. Saltano i ritmi e i tempi della natura, mettendo a rischio le specie, gli ecosistemi e gli habitat per mare e per terra. Il riscaldamento globale con l’innalzamento delle temperature e del livello dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacciai, coinvolge ogni aspetto della vita degli esseri viventi della Terra.
E all’orizzonte dei prossimi mesi si profila un periodo ulteriore di estrema siccità che preoccupa e impensierisce molti settori. I segnali si sono già evidenziati con le temperature alte fuori stagione, con la scarsità di precipitazioni, con i fiumi in secca. Si cerca quindi di correre ai ripari immaginando modifiche da attuare nelle semine, prima che si concretizzi il disastro ambientale con le conseguenze note.
Cambiamenti di colture
La situazione relativa alla siccità si presenta già grave in questo periodo nel quale ci si accinge alle pratiche di semina nei campi agricoli. Ma il settore, per esempio nell’alessandrino, si pone più di un interrogativo rispetto a quali possano essere le colture da piantare in questa zona del Piemonte. I dubbi sono leciti e sono dettati dalla preoccupazione che l’imminente siccità possa compromettere colture che necessitano di un apporto idrico rilevante.
In prima linea la coltura del granoturco seguito a ruota dal riso. Entrambe le tipologie di coltivazioni sono a rischio, poiché si ritiene non convenga seminare in previsione delle difficoltà di irrigazione. Il disastro della passata stagione insegna. Si prevede dunque una riduzione di circa il 22% per quanto riguarda il mais, e di 7/8 mila ettari in meno di risaie. E nella provincia sono quasi tutte quelle presenti, quindi l’abbandono totale della tipologia di coltivazione meno conveniente, visto che ha bisogno di più apporto idrico delle altre.
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Si cerca quindi di deviare su coltivazioni meno soggette ad irrigazione massiccia. Girasole, pomodoro e coltivazioni di soia e pisello proteico sembrano in testa. Allora si pensa di nuovo di investire negli ulivi, ma i tempi necessari ad arrivare ad una produttività rispetto alla semina sono molto lunghi.
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Il clima che si sta affermando in questi ultimi anni farebbe propendere, anche in queste zone, per la coltivazione degli ulivi, ritenendola proficua e redditizia. Le riflessioni dunque sul tavolo sono molte e complesse, tutte orientate verso l’approccio migliore che bisogna avere per affrontare i prossimi mesi, stabilendo oggi cosa sarà opportuno seminare.