I terremoti sono fenomeni naturali che generano preoccupazione e paura in tutto il mondo: impariamo cosa sono e le loro dinamiche
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I terremoti si verificano periodicamente in tutto il mondo provocando dei veri e propri disastri ambientali, spesso con migliaia di vittime. Il peggiore fu registrato in Cile a Valdivia nel 1960 con un successivo tsunami che investì quasi tutte le coste del Pacifico. Dopo questo terribile evento che causò migliaia di vittime le Nazioni Unite iniziarono un lavoro di coordinamento per realizzare un sistema di allerta.
Da allora in tutto il globo i sistemi di monitoraggio e allarme si sono evoluti, senza però mai arrivare a riuscire a predire con sufficiente anticipo, il verificarsi di questi fenomeni. Permane infatti l’imprevedibilità dei terremoti, rispetto al dove, al quando e al come. Altri terribili eventi a Sumatra nel 2004 e in Giappone nel 2011, hanno fatto registrare magnitudo superiori a 9 ed hanno riscritto la storia sismica mondiale definendo nuove linee guida nel monitoraggio e nello studio.
I terremoti
Le scosse telluriche sono vibrazioni o assestamenti della crosta terrestre generate da improvvisi spostamenti delle masse rocciose nel sottosuolo. Le forze di natura tettonica agiscono deformando lentamente le faglie determinando carichi di rottura tali da sprigionare energia nel cosiddetto ipocentro. L’energia liberata provoca onde sismiche che si propagano sino alla superficie soprastante, il punto detto epicentro, dando luogo al fenomeno a tutti noto, con onde sismiche in tutte le direzioni.
La sismologia studia tali fenomeni che si verificano sempre in prossimità delle cosiddette placche tettoniche che sono sempre in continuo movimento. Il punto di contatto tra le placche è detto faglia e corrisponde alla zona considerata soggetta a sismi. Lo sfregamento che intercorre tra le placche è lento ma continuo, e si protrae sino a quando non raggiunge accumuli di livelli di energia meccanica tali da superare le forze di resistenza, sprigionando un improvviso movimento devastante, sul cosiddetto piano di faglia.
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La scossa principale può essere seguita da scosse di assestamento dando vita a quello che viene definito sciame sismico, che può protrarsi per giorni o addirittura per mesi dopo l’evento scatenante. Per calcolare l’energia sprigionata si utilizzano due sistemi che individuano la magnitudo e l’intensità di un terremoto. La magnitudo identifica il grado di energia sprigionata mentre l’intensità quantifica i danni provocati in superficie su cose e persone.
I sismografi sono gli strumenti ideati per calcolare la misura fisica di magnitudo, rilevando lo spostamento, velocità e accelerazione del suolo. La Scala Richter, da 0 a 3 gradi, viene utilizzata per il calcolo della magnitudo di una scossa tellurica. La Scala Mercalli si usa invece per definire i danni successivi alla scossa ed ha valori compresi tra I e XII. La seconda non essendo basata su rilievi strumentali si può applicare anche ad eventi sismici del passato.
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Le onde che si propagano sono di due tipi: le onde P sono le prime e le più immediate e si palesano per compressione e dilatazione, le onde S sono invece più lente, arrivano dopo e sono perpendicolari alla loro direzione. Una volta raggiunta la superficie si configurano le onde Rayleigh e le onde di Love. Le prime sono paragonabili alle onde generate da un sasso in acqua, mentre le seconde provocano vibrazioni orizzontali sul suolo. L’analisi delle onde consente l’individuazione dell’epicentro e poi dell’ipocentro.
La prevenzione e la predizione dei fenomeni tellurici non sono possibili. Si può individuare la zona a rischio in corrispondenza delle faglie conosciute, ma non si può stabilire quando potrà avvenire il sisma. La prevenzione si concretizza con la costruzione di edifici che rispettino le norme antisismiche e attuando tutti quei comportamenti salvavita durante l’evento.